Egregio Signor Ministro, no, non ci siamo proprio!

Dopo aver sinceramente condiviso, in primis, la Sua nomina al vertice del dicastero della giustizia e, successivamente, le Sue dichiarazioni sul carcere quale priorità del Suo mandato in occasione delle visite presso gli istituti penitenziari di Napoli Poggioreale e Roma Regina Coeli, con la stessa franchezza dobbiamo dirle che quanto previsto per il settore penitenziario all’interno della bozza della legge di bilancio1 , ci trova in totale disaccordo. Se è vero infatti che il taglio di circa 36 milioni di euro sui costi di mantenimento del Corpo di polizia penitenziaria si riferiscono ad un importo che nel 2022 è stato di 2.060 milioni di euro (e parrebbe, dunque, marginale) il problema sta nell’aver deciso di tagliare sui costi del personale, cronicamente carente,2 in un settore che viceversa necessita di importanti investimenti per migliorare le condizioni di lavoro di migliaia di lavoratori e quelle di vita di oltre 55mila detenuti3 . Crediamo fermamente che, se le esigenze più generali di contenimento della spesa pubblica rendono indispensabili dei tagli anche nel settore penitenziario, questi non debbano riguardare il personale4 , che già opera in condizioni di estrema difficoltà, ma vadano operati su altre voci. Lo sa il Ministro che dei 17.854 detenuti stranieri presenti al 31 ottobre 2022 nei nostri istituti, ben 12.100 sono in espiazione di condanna definitiva5? Allora, perché non pensare di far scontare la pena a questi soggetti nel loro Paese di origine, stipulando accordi bilaterali con i Governi di quei Paesi? Così facendo, si decongestionerebbero i nostri istituti, oggi afflitti da un sovraffollamento pari a circa il 110%, migliorando sensibilmente le condizioni di lavoro degli operatori penitenziari e le condizioni di vita dei ristretti, e si opererebbero contestualmente dei significativi risparmi per le casse dello Stato sui costi di mantenimento dei detenuti. Lo sa il Ministro che la scelta scellerata di abolire la medicina penitenziaria, trasferendo le competenze relative alla salute dei detenuti, dal Ministero della Giustizia a quello della Sanità (oggi Ministero della Salute) comporta quotidianamente disfunzioni organizzative in danno dei ristretti, costi enormi per l’erario e rischi per il personale addetto alle scorte e ai piantonamenti dei detenuti negli ospedali? Lo sa il Ministro che la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari, operata dietro una forte spinta ideologica che non ha previsto la creazione di strutture alternative, se non le REMS (residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza, del tutto inadeguate a contenere i soggetti più pericolosi), ha restituito al carcere centinaia di soggetti psichiatrici, la cui gestione pone oggi enormi problemi di sicurezza al personale e agli altri ristretti? Ci siamo limitati, Signor Ministro, soltanto ad alcuni esempi per evidenziare le enormi difficoltà in cui opera il personale penitenziario che, unite al gravissimo disagio che caratterizza la vita quotidiana dei reclusi, costituisce un pericoloso mix, pronto ad esplodere. Per queste ragioni, memori della sua dichiarazione di intenti richiamata in premessa, siamo a chiederle di porre concretamente la ricerca di soluzioni ai problemi del carcere tra le sue priorità, nel rispetto dei diritti dei lavoratori e della dignità dei reclusi, in ossequio ai principi sanciti dalla nostra Costituzione.

Pertanto, le chiediamo di agire un intervento autorevole ed efficace, finalizzato ad impedire ogni taglio sui costi di gestione del personale penitenziario e ad orientare, viceversa, flussi di risorse in favore del pianeta carcere, alla luce della drammatica situazione che lo caratterizza da troppo tempo. Confidiamo nella sua sensibilità sull’argomento, e in attesa di conoscere gli sviluppi della vicenda, porgiamo i nostri più cordiali saluti.

Il Coordinatore Nazionale Paola Saraceni 347.0662930 fsi.funzionicentrali@usaenet.or

1 «A decorrere dall’anno 2023, il Ministero della giustizia, Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, assicura, mediante la riorganizzazione e l’efficientamento dei servizi degli istituti penitenziari presenti su tutto il territorio nazionale, in particolare con la ripianificazione dei posti di servizio e la razionalizzazione del personale, il conseguimento di risparmi di spesa non inferiori a 9.577.000 euro per l’anno 2023, 15.400.237 euro per l’anno 2024 e 10.968.518 euro annui a decorrere dall’anno 2025»

2 Secondo i dati ministeriali, la pianta organica della polizia penitenziaria prevede 41.595 unità, ma in servizio nel 2021 ce ne erano sono solo 36.653 (in riduzione rispetto al 2020, in cui ne risultavano presenti 37.242).

3 Al 31 ottobre 2022 erano presenti 56.225 detenuti (Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria – Ufficio del Capo del Dipartimento – Sezione Statistica), con un sovraffollamento, rispetto alla capienza regolamentare, pari a circa il 110%

4 Sulla stessa bozza risulta anche la previsione di un taglio relativo al servizio mensa del Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità, con un risparmio di spesa non inferiore a 331.583 euro per l’anno 2023, 588.987 euro per l’anno 2024 e 688.987 euro annui a decorrere dall’anno 2025.

5 Fonte: Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria – Ufficio del Capo del Dipartimento – Sezione Statistica