“Le amministrazioni pubbliche hanno l’opportunità di puntare su un vero smartworking, che però richiede una riorganizzazione. È impensabile e controproducente pensare di calare dall’alto lo smartworking con interventi legislativi su organizzazioni pensate e strutturate per il lavoro in presenza.

Con la fine dell’emergenza pandemica, le amministrazioni devono guardare al lavoro agile come a uno strumento organizzativo utile all’innovazione tecnologica, ma soprattutto in grado di migliorare l’efficienza e di conseguenza i servizi che si forniscono ai cittadini e alle imprese. Un cambiamento che ha grandi potenzialità.

Per questo, i contratti nazionali che abbiamo sottoscritto quest’anno hanno per la prima volta regolamentato lo smartworking, individuando due tipologie per le Pa: il ‘lavoro agile’ in senso stretto – senza vincolo di orario e di postazione – e il ‘lavoro da remoto’, con vincolo di orario e di luogo.

La riconfigurazione dei modelli organizzativi consente di puntare finalmente su nuove e urgenti competenze professionali, promuovendo una nuova cultura del lavoro pubblico con al centro le persone.

I nuovi contratti guardano finalmente anche in questa direzione, introducendo nuovi meccanismi di premialità e di valorizzazione delle risorse umane. Senza queste innovazioni la Pa è destinata a vivacchiare, non attraendo quella forza lavoro giovane, portatrice di linfa nuova, che rappresenta il futuro non solo della Pubblica amministrazione, ma del nostro Paese”.

Così Antonio Naddeo, presidente Aran-Agenzia per la rappresentanza negoziale delle Pa, intervenendo ieri al convegno “Lavoro agile come strumento di innovazione nella Pubblica Amministrazione”, organizzato dall’Università di Milano-Bicocca.

Fonte: nota stampa PRESIDENTE ARAN, ANTONIO NADDEO