Signor Ministro, come è noto la riforma della giustizia elaborata dal precedente Governo, nota con il nome del Ministro che l’ha preceduta (riforma Cartabia),

avrà un impatto enorme, senza precedenti sul processo penale, in forza della modifica di oltre duecento articoli del codice di procedura penale, di numerosi articoli del codice penale nonché di alcune altre leggi, operata dal decreto legislativo 10 ottobre 2022, n. 150, attuativo della L. 134/2021. L’impianto della riforma, che prevede anche l’introduzione di alcuni nuovi istituti, la modifica, per citare ad esempio il settore penale, di oltre 200 articoli del codice di procedura penale e qualche decina di articoli del codice penale, presuppone necessariamente la programmazione di adeguati percorsi formativi in favore del personale giudiziario. Atteso che in questo caso non ci troviamo semplicemente di fronte ad una novellazione normativa, bensì ad un vero e proprio stravolgimento del modus operandi del personale all’interno degli uffici giudiziari, che determineranno una risistemazione complessiva dell’intero processo penale è doverosa una formazione che, viceversa, non ci risulta essere stata prevista. Va evidenziato come la formazione del personale giudiziario rappresenti da sempre un punctum dolens dell’Amministrazione, che anche in passato, a riforme significative delle procedure, non ha mai fatto seguire una formazione adeguata: oggi, considerata la portata per certi versi epocale della riforma Cartabia, non è pensabile che il personale interessato dalla stessa non sarà destinatario di percorsi formativi strutturati, adeguati nei tempi e nei contenuti alle nuove esigenze dell’Amministrazione. Evidenziamo inoltre che la mancanza di una scuola per la formazione continua del personale giudiziario in Italia rende ancor più problematica la programmazione necessaria, e costituisce una gravissima lacuna del sistema, considerate le delicatissime funzioni demandate dalla legge a questo personale: il rischio è che lo stesso si troverà costretto, una volta di più, a formarsi da solo, con un aggravio enorme in termini di impegno e di tempo, ma senza la garanzia di raggiungere una formazione adeguata alle nuove esigenze, garanzia che soltanto una formazione pianificata dall’Amministrazione, adeguatamente strutturata e di alto livello può garantire. Una formazione, ci teniamo a sottolinearlo, che deve essere trasversale a tutti i profili e a tutti i livelli, dagli ausiliari ai dirigenti, perché la macchina della giustizia funziona solo se tutti i suoi ingranaggi sono messi nelle stesse condizioni. A tutto ciò si aggiunga che questi lavoratori continuano a percepire gli stipendi più bassi, se paragonati ai loro colleghi, dell’intera Europa occidentale: al riguardo, alla richiesta di avviare la formazione necessaria, rinnoviamo quella di prevedere, per tutto il personale giudiziario, l’introduzione dell’indennità di ausilio alla giurisdizione, equiparata a quella percepita dall’Agenzia delle Dogane, quale riconoscimento della unicità delle funzioni svolte da questi lavoratori, e cioè quelle che la legge demanda al cancelliere. Queste nostre richieste, signor Ministro, aspettano una risposta immediata, perché non è pensabile implementare questa riforma della giustizia senza dotare i suoi attori principali, il personale giudiziario, degli strumenti indispensabili: la formazione necessaria da un lato, e il riconoscimento economico adeguato alle funzioni svolte ed alle responsabilità ad esse connesse dall’altro. Restiamo in attesa di conoscere le determinazioni che saranno assunte nel merito, auspicando che le stesse andranno nella direzione da noi indicata.

Cordiali saluti.

Il Coordinatore Nazionale Paola Saraceni 347.0662930 fsi.funzionicentrali@usaenet.org