“Da tempo FSI-USAE ha aperto una vertenza sul lavoro pubblico sostenendo che i lavoratori delle Pubbliche Amministrazioni non sono lavoratori di serie B e che per dare un qualche significato ai contratti, le parti pubbliche (cioè il Governo, le Regioni e le  Autonomie Locali), devono guardare a quanto è avvenuto in questi anni nel lavoro privato e considerare la necessità di equiparare i relativi adeguamenti stipendiali. Noi abbiamo chiesto aumenti per complessivi 250 euro per il triennio 2016-2018, che servono a recuperare 8 anni di blocco e sono assai meno di quello che nel periodo 2010-2016 è arrivato ai lavoratori dell’industria e del commercio con i contratti che hanno stipulato CGIL, CISL e UIL, le stesse organizzazioni che a novembre hanno ipotecato, svendendolo, il contratto dei lavoratori del P.I. con la miseria di 85 euro medie pro capite, appena sufficienti a riassorbire gli 80 euro dati dal governo. Condividiamo le critiche espresse ieri dal deputato Laffranco nel Question Time.” è quanto ha  dichiarato questa mattina Adamo Bonazzi, il Segretario Generale, aprendo la riunione con i coordinatori nazionali dei comparti del pubblico impiego in vista del Consiglio nazionale.

Ieri infatti alla camera l’on. Laffranco, il deputato umbro di FI, replicando al sottosegretario alla funzione pubblica Righetti nel Question time in Commissione Affari costituzionali della Camera, aveva risposto: “Le risorse stanziate dal Governo sono del tutto insufficienti per procedere all’annunciato rinnovo del contratto del pubblico impiego atteso da ben 8 anni dai lavoratori. Gli annunciati 85 euro lordi medi sono un’autentica presa in giro giacché nel medesimo periodo 2010-2018 i lavoratori del settore privato hanno avuto tre adeguamenti salariali (il primo di circa 100€, il secondo di circa 120 e l’ultimo di quasi 90) per oltre 300€. Inoltre non è chiaro se gli 85 sarebbe sommabili ai famigerati 80 concessi erga omnes da Renzi. Il tutto senza che ad oggi vi siano le risorse neppure per questa miseria. La verità è che il Governo, che siglò questo furbesco accordo in funzione del consenso da raccogliere per il referendum costituzionale, non ha alcuna credibilità in materia, ma non l’hanno neppure i sindacati della Triplice che hanno accettato l’ennesima mancetta governativa, in barba al diritto dei lavoratori del pubblico impiego ad una giusta retribuzione.”

Il Segretario Generale, continuando ha aggiunto: “I tempi sono maturi per una significativa protesta e siamo pronti a manifestare e anche a scioperare; martedì prossimo,  in Consiglio Nazionale di Federazione,  decideremo le azioni e le relative date. Non ci importa se altre organizzazioni hanno già svalutato il valore economico del contratto, è una questione di dignità: i lavoratori delle pubbliche amministrazioni centrali e locali sono una risorsa per il paese e non sono loro a dover pagare il fallimento governativo della classe politica.”