C’è soddisfazione da parte di Governo ed Enti locali per le intese in sede di Conferenza Stato-Regioni del 6 aprile sul Testo unico sul pubblico impiego e sui decreti sulla dirigenza sanitaria e sulla valutazione.

«Raggiunta l’intesa con tutte le Regioni per i decreti di #RiformaPA sul lavoro pubblico. Ora
parere Camere e poi nuovo contratto». Così la ministra della Pubblica Amministrazione, Marianna Madia, ha commentato via Twitter l’accordo sul nuovo Testo unico del pubblico impiego e altri due provvedimenti figli della delega Pa.

Una risposta, anche se indiretta è venuta dal Segretario Generale FSI-USAE, Adamo Bonazzi,  che lunedì scorso in audizione alla Commissione Lavoro della Camera dei Deputati ha espresso, a nome della confederazione, un giudizio sostanzialmente negativo sul testo del primo decreto e che, nella medesima giornata, ha proclamato una giornata di sciopero nazionale dei lavoratori delle PP.AA.

I decreti della riforma della Pa su cui è stata ottenuta l’intesa sono: 1) il testo unico sul pubblico impiego, 2) il provvedimento sulla valutazione dei dipendenti pubblici, 3) il riordino della dirigenza delle Asl.

I punti principali dell’intesa sulla riforma del pubblico impiego stanno in una maggiore flessibilità sui piani di recupero per gli enti in rosso, in modo da non compromettere i fondi per i premi; c’è poi l’impegno a far rientrare nelle stabilizzazioni anche i lavoratori socialmente utili; e a includere nel programma di assunzioni straordinarie anche coloro che hanno maturato i tre anni previsti oltre che in una amministrazione, anche in una società ‘in house’.

Si aprirà un “tavolo congiunto”, – ha spiegato il sottosegretario alla P.a, Angelo Rughetti – Governo e territori, per “definire la disciplina per la costituzione dei fondi, nuovi e vecchi, per il salario accessorio” e così fornire “regole omogenee” a livello nazionale. Si tratta, spiega sempre Rughetti , “di trovare regole per gestire il trascinamento verso un nuovo regime”.

Si chiude così la questione aperta dalla sentenza della Consulta dello scorso novembre sulla riforma Madia. Decisione che ha imposto di trovare un’intesa con le Regioni, giudicando non sufficiente il solo parere.