Al Ministro della Giustizia Andrea Orlando

L’esigenza crescente e non più rinviabile di una profonda riforma della giustizia trova oggi un consenso praticamente generalizzato, coinvolgendo i diversi schieramenti politici, le associazioni professionali degli addetti ai lavori (magistrati, avvocati, operatori giudiziari e penitenziari), studiosi ed esperti del settore, organizzazioni sindacali, cittadini comuni.

E non potrebbe essere altrimenti, alla luce delle gravissime inefficienze palesate dal sistema, con particolare riferimento all’ enorme numero di procedimenti, civili e penali, arretrati e alla conseguente lunghezza dei tempi necessari per la loro definizione.

Vogliamo qui evidenziare come le problematiche sopra illustrate abbiano, a nostro parere, un denominatore comune, e cioè le croniche carenze di organico che affliggono il sistema, a tutti i livelli: magistrati, dirigenti, funzionari, personale amministrativo e tecnico, unità di polizia penitenziaria; carenze che determinano, inevitabilmente, ritardi, inefficienze, disfunzioni.

Crediamo quindi che una reale riforma della giustizia debba partire da una seria politica delle assunzioni, mirata a riempire le lacune degli organici, da attuare attraverso pubblici concorsi, da bandire dopo aver completato lo scorrimento delle graduatorie degli idonei dei concorsi espletati in passato, contemplando l’attribuzione di un punteggio a tutti coloro che abbiano prestato servizio nella giustizia, per porre fine alle varie forme di precariato presenti nella giustizia italiana.

In previsione di questa – ribadiamo – essenziale integrazione degli organici, occorrerà riscrivere gli ordinamenti professionali, del personale giudiziario e di quello penitenziario, al fine di delineare nuovi profili professionali, adeguati alle mutate esigenze dei due sistemi, che necessitano quindi di nuovi assetti organizzativi per legge.

La previsione dello scorrimento delle graduatorie degli idonei dei concorsi espletati nell’ amministrazione della giustizia contenuta nel decreto interministeriale del 20 aprile scorso per la copertura di 1000 posti, così come il concorso attualmente in fase di svolgimento, mirato all’assunzione di 800 assistenti giudiziari, rappresentano sicuramente un importante segnale da parte dell’Amministrazione, che salutiamo con soddisfazione; ma con altrettanta chiarezza, dobbiamo affermare che si tratta di due provvedimenti assolutamente insufficienti, alla luce dell’entità delle carenze di organico nel settore giudiziario, che stimiamo in non meno di 10-12 mila unità.

Con riferimento poi all’incontro con le OO. SS. dello scorso 26 aprile, non possiamo sottacere che ancora una volta ci è sembrata una grande occasione persa: i contenuti dell’intesa per la programmazione di interventi di rimodulazione dei profili professionali, la valorizzazione del personale e la rideterminazione delle piante organiche, seppur apprezzabili nelle intenzioni, non sembrano sufficienti ad apportare quelle modifiche strutturali che sono indispensabili per la riforma del sistema; necessiterebbe, viceversa, la completa riscrittura dell’ordinamento professionale del personale giudiziario, con la previsione di un numero minore di profili, ma livellati verso l’alto ed adeguati alle mutate esigenze dell’intero apparato (l’informatizzazione dell’intero iter processuale in primis).

Con riferimento al settore penitenziario, evidenziamo come le carenze di personale, sia del comparto ministeri che di quello della sicurezza, rappresentano anche qui la criticità maggiore, che si inserisce in una situazione sempre più esplosiva all’interno degli istituti, a causa del sovraffollamento, della cronica carenza di opportunità lavorative per i detenuti, della difficile applicazione del modello organizzativo della vigilanza dinamica, resasi necessaria per riscontrare i rilievi e le conseguenti sanzioni del Consiglio d’Europa, ma che comporta quotidianamente notevoli  problematiche di gestione dei ristretti, con episodi di sopraffazione tra gli stessi e di violenza nei confronti del personale.

Un passaggio essenziale sarà allora quello di proseguire ed ampliare nei numeri la politica delle assunzioni, sia per quanto concerne gli agenti di polizia penitenziaria che per il personale dell’area trattamentale: al riguardo, si pone come non più rinviabile l’inclusione di tutto il personale del dipartimento penitenziario, attualmente all’interno del comparto ministeri, nei ruoli tecnici della polizia penitenziaria, al fine di sanare un’annosa sperequazione esistente tra lavoratori che pur operando nello stesso ambiente (il carcere) verso il medesimo fine istituzionale, sono destinatari di trattamenti economici e inquadramenti giuridici troppo diversi tra loro.

Detta ipotesi potrebbe trovare adeguata cittadinanza all’interno del progetto di riordino delle forze di polizia.

Chiediamo in conclusione al Signor Ministro, un incontro, nella convinzione che quanto da noi indicato costituisca il primo, indispensabile passo verso una giustizia moderna, efficiente ed efficace e, quindi, più giusta.

Cordiali saluti.

Il Coordinatore Nazionale
FSI USAE Comparto Funzioni Centrali
Paola Saraceni
347.0662930