Lettera alla Ministra della Salute Beatrice Lorenzin

Gentile Ministra alla Salute, Beatrice Lorenzin,

la presente per chiederLe di rassicurare i romani ed i cittadini laziali sull’incendio della discarica che ha colpito Pomezia i quali fumi si sono diffusi su molti quartieri della Capitale.

Come Lei ben saprà il Sindaco di Pomezia ha deciso di tenere chiuse le scuole; far evacuare gli edifici limitrofi e con il commissario straordinario del Comune di Ardea, Antonio Tedeschi, su indicazione della Asl Rm 6, aver firmato un’ordinanza di “divieto di raccolta degli ortaggi e di pascolo degli animali nel territorio comunale in un raggio di 5 chilometri dal luogo dell’incendio dell’impianto”.

Misura che giustamente ha messo in allarme le organizzazioni degli agricoltori, Coldiretti e Cia, che già preannunciano di costituirsi parte civile “per i danni diretti, indiretti e di immagine provocati dall’incendio”.

Evidentemente un’azione da parte del Sindaco di Pomezia su “vasta scala” deve aver avuto dei fondati e seri motivi per la sicurezza e per la tutela della Salute pubblica.

Mentre per la Diossina ed altre analisi dell’aria ci vogliono ancora alcuni giorni per il risultato, quindi al momento non è un dato reperibile, sappiamo per certo che nella discarica in questione vi era “Amianto incapsulato” nel tetto dell’impianto.

A confermarne la presenza di Amianto è stato il direttore del dipartimento prevenzione della Asl Roma 6 Mariano Sigismondi che aggiunge: “Ora si dovrà valutare l’effetto del calore su questa particolare sostanza. Al momento non abbiamo elementi che possano far destare preoccupazioni, almeno a livello acuto, nell’immediatezza del momento”.

Per il direttore dell’Istituto per l’inquinamento atmosferico del Cnr, Nicola Pirrone, tuttavia, “è probabile che ci possa essere stata una dispersione di microfibre di amianto nell’atmosfera”.

La presenza di Amianto sarà certamente all’attenzione dell’inchiesta aperta dalla procura di Velletri che potrebbe presto passare dall’ipotesi di reato di “rogo colposo” a “disastro ambientale”.

Il forte vento ieri ha rinvigorito i focolai ancora accesi e ha spinto la nube di fumo verso il litorale romano, lambendo anche le spiagge di Ostia.

Un dato certo sono le FILE AI PRONTO SOCCORSO dove in tanti, in queste ore, hanno accusato difficoltà respiratorie, bruciore a gola ed occhi.

Così è iniziato un via vai ai pronto soccorsi dell’ospedale Sant’Anna di Pomezia, del San Giuseppe di Albano Laziale, del Colombo di Velletri e dal Grassi di Ostia.

Situazioni su cui la Asl ancora non ci risulta aver preso una “posizione”.

Insomma nulla che sia, ufficialmente, riconducibile all’emergenza in corso ma comunque situazione da monitorare.

Signora Ministra, l’incendio di Pomezia, oltre a ricordarci che viviamo in un territorio nel quale l’Amianto rappresenta ancora una grave minaccia per la Salute pubblica, sembra aver messo in evidenza come le Istituzioni del Comune di Roma e della Regione Lazio siano in ritardo nell’affrontare alcune emergenze.

Per questo riteniamo che il Ministero della Salute debba essere un “faro sempre acceso” per i cittadini su come si debbano comportare e trovare in esso un “porto sicuro” di informazione e comunicazione.

Da un lato il sindaco Raggi invitava la cittadinanza alla chiusura delle finestre; cosa ovvia che hanno fatto tutte le persone di buon senso senza attendere chissà quale “informazione”.

Ritengo, tra l’altro, che un’informazione istituzionale così data semina solo tensione nella popolazione la quale non ha avuto un numero di telefono “autorevole” che rassicurasse sull’emergenza e sul suo evolversi o sulle migliori procedure.

Non si può lanciare un allarme e “chiudere la comunicazione” lasciando le persone in balia del “sentito dire” o della frenesia del web che alimenta solo paure, foibe e false notizie.

Dall’altro lato è emerso come la Regione Lazio, nonostante strutture come Arpa, Cra e altri presidi sanitari, sembrerebbe non disporre di una mappatura completa o aggiornata della presenza di Amianto, tanto da non poter affermare con certezza – all’inizio del rogo  – se nell’edificio coinvolto ce ne fosse o meno.

Solo nel Lazio la situazione dovrebbe essere la medesima secondo i dati che abbiamo rinvenuto (quindi da prendere come relativi): sono oltre 1milione le tonnellate di materiali che contengono fibre da rimuovere e i casi di mesotelioma registrati dal 2001 al 2012 sono stati 1.373, a cui vanno sommati migliaia di casi di patologia tumorali riconducibili all’esposizione all’amianto. È altresì allarmante il dato che emerge da una mappatura parziale degli istituti scolastici capitolini: ad oggi su 2.338 istituti scolastici (scuole primarie, secondarie e dell’infanzia) presenti sul territorio di Roma Capitale si hanno dati soltanto su 1.148 edifici scolastici e di questi su 95 scuole risulta attualmente accertata la presenza di c.d. Materiale Contente Amianto (MCA). Le tipologie di MCA sono prevalentemente cassoni idrici, pavimenti, comignoli e pannelli di tramezzatura.

Nelle altre Regioni e discariche che situazione abbiamo?

Come sono attrezzate in caso di emergenze simili?

Gentile Signora Ministra, facciamo un appello alla Sua persona per prendere in mano la situazione, per quanto Le sia possibile e di competenza, onde evitare che in casi di chiara emergenza la popolazione rimanga senza punti di riferimento e possa disporre di notizie puntuali in tempo reale da fonte riconosciuta e riconoscibile come autorevole.

Distintamente.

Il Coordinatore Nazionale FSI Funzioni Centrali
Salute, Ambiente, Agricoltura
Maurizio Guarino