Al Sindaco di Roma Virginia Raggi; al Presidente del Senato della Repubblica Pietro Grasso; al Presidente della Camera dei Deputati Laura Boldrini

Ad un anno dalla elezione di Virginia Raggi a Sindaco della Capitale, proviamo a stilare un primo bilancio, guardando la città con gli occhi di un comune cittadino che ha la fortuna di vivere da sempre all’ombra del Colosseo, in una città considerata tra le più belle del mondo.

Premettiamo che siamo consapevoli dei mali endemici che affliggono da decenni la Città Eterna, a causa della incapacità o, peggio, della connivenza con il malaffare da parte di alcune delle precedenti amministrazioni; e che non sarebbe giusto pretendere dalla nuova amministrazione la guarigione di Roma tout court.

Tuttavia, lo spettacolo che è davanti agli occhi di tutti, romani, italiani, stranieri di tutto il mondo è a dir poco desolante: Roma appare realmente abbandonata a sé stessa, vittima dell’incuria e dell’abbandono, della sporcizia e del degrado, dei disservizi, della violenza, dell’intolleranza…

Basta fare un giro rapido per il centro storico, per le piazze e per le vie dei quartieri, per le periferie, per scoprire tutti i suoi mali, a cominciare dalle condizioni igieniche che non sono da Capitale europea ma piuttosto da città abbandonata del terzo mondo, a causa dei rifiuti lasciati ovunque, con i cassonetti traboccanti per giorni, le strade sporche; lo smaltimento dei rifiuti rimane un nodo irrisolto, mentre si spendono cifre da capogiro per inviare i rifiuti in Germania da chi sa come vanno trattati.

Altrettanto precaria è la situazione dei trasporti, con autobus, metropolitana e treni quasi sempre stracolmi, in ritardo, non di rado fermi per guasti, manutenzione o scioperi, con la gente costretta a viaggiare come su un carro bestiame: provate, ad esempio, a prendere l’autobus 64 al capolinea ed a scendere a metà corsa, se ci riuscite…

Queste disfunzioni ed inefficienze, alimentano conseguentemente un uso smodato del mezzo privato, facendo sì che la città sia stretta regolarmente dalla morsa del traffico e dell’inquinamento, con conseguenze devastanti sull’ambiente e sulla salute psico-fisica della popolazione residente.

Lo scenario descritto è aggravato poi dalla presenza di un numero sempre crescente di barboni, vagabondi, senza fissa dimora, sfollati, rifugiati, esuli, migranti …., e chi più ne ha più ne metta, che vivono, mangiano, dormono, espletano i loro bisogni fisiologici primari in mezzo alla strada, nell’indifferenza più totale.

E in questo quadro da inferno dantesco proliferano, inevitabilmente, la violenza, il consumo di alcol e di droga, le aggressioni, le rapine, gli stupri, specialmente in alcune zone più “calde” della città.

Da Romani e da Italiani ci piange il cuore a dover affermare che tutto questo si può sintetizzare con una espressione forte, inappellabile: Roma fa schifo, non è retorica, non è un manifesto politico per accusare presenti o passate gestioni, ma è la reazione naturale di chi la vive tutti i giorni, naturalmente non protetto da auto blindate o da residence lussuosi e verdeggianti.

Il suo stesso patrimonio millenario di arte e cultura è abbandonato a sé stesso, preda dell’inciviltà di chi trasforma quotidianamente le fontane in tinozze per le sue abluzioni e i siti archeologici in discariche a cielo aperto.

Comprendiamo che questi problemi, al punto in cui siamo, non sono di facile ed immediata soluzione: ma ci chiediamo anche, avendo visitato le Capitali di mezza Europa, come non sia possibile iniziare una risalita, migliorare questi aspetti per rendere la vita dei quasi tre milioni di residenti un po’più dignitosa.

Purtroppo, è esperienza vissuta, ci si vergogna davanti ai turisti che chiedono come mai un autobus non passa da mezz’ora o perché i giardini pubblici, dove giocano i bambini, sono un ricettacolo di immondizia e di rifiuti.

Crediamo, Signor Sindaco, che non sia importante sentire quello che è stato fatto in un anno, si dia pure i suoi voti, 7, 7 ½, 8… faccia lei, ma ci dica quando e come pensa di risolvere i problemi che abbiamo illustrato: a chi è in marcia per arrivare in un luogo, importa sapere quanti chilometri mancano, quanto tempo ci vuole per arrivare alla meta: sentirsi dire che è stato fatto questo e quell’altro, quando la situazione è addirittura peggiorata, aumenta solo il senso di rabbia e di frustrazione.

Ci stiamo rivolgendo anche alla seconda ed alla terza carica dello Stato perché Roma è la Capitale d’Italia, e i suoi problemi non si fermano alle soglie del grande raccordo anulare: confidiamo pertanto anche nella sensibilità e nell’autorevolezza dei Signori Presidenti del Senato e della Camera dei Deputati, al fine di avviare un percorso di resurrezione della Città una volta Caput Mundi e della quale oggi, se non si correrà ai ripari, si dovrà recitare il più mesto dei De Profundis.

Grazie per la cortese attenzione.

Il Coordinatore Nazionale Funzioni Centrali
Paola Saraceni
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