Member of the European People's Party Antonio Tajani delivers a speech during a session marking the election of the new President of the European Parliament in Strasbourg, eastern France, on January 17, 2016. The European Parliament elects a new president today in a vote that promises to be stormy after a coalition aimed at keeping eurosceptics out of power broke down / AFP / FREDERICK FLORIN (Photo credit should read FREDERICK FLORIN/AFP/Getty Images)

Illustrissimo Signor Presidente,

come Sindacato Autonomo Europeo Le scriviamo per invocare il Suo autorevole intervento in merito alla gravissima situazione in cui versa la giustizia italiana, atteso che le nostre reiterate richieste rivolte all’onorevole Ministro sono rimaste, a tutt’oggi, lettera morta.

Partiamo dalla situazione esplosiva in cui versano i nostri istituti penitenziari: alle croniche carenze di personale, tanto di polizia penitenziaria quanto delle professionalità psico-sociali titolari degli interventi trattamentali nei confronti dei detenuti, si aggiunge il riemergere del problema del sovraffollamento, considerato che il numero delle presenze sfiora ormai le 60mila unità.

Inoltre, il nuovo modello organizzativo della sicurezza dinamica (che prevede la libera circolazione della stragrande maggioranza dei detenuti all’interno degli istituti) ha creato ulteriori problemi al personale, a causa dell’inadeguatezza delle strutture penitenziarie, spesso obsolete, prive di sistemi di videosorveglianza adeguati, e non dotate a sufficienza di spazi per le attività lavorative, scolastiche, sportive e ricreative.[1]

Il dato sulle presenze dei detenuti è ancor più grave se si considera come circa 20mila di loro non sono stati condannati in via definitiva, poiché circa 10mila sono in attesa della sentenza di appello o di quella della cassazione, mentre altri 10mila sono addirittura in attesa del primo grado di giudizio.

Questa realtà fotografa chiaramente l’altro enorme problema delle giustizia: la lentezza dei processi, dovuta all’ingolfamento ormai vicino alla paralisi degli uffici giudiziari, anche questo causato dalle carenze di organico pesantissime, dai magistrati ai dirigenti, dai cancellieri agli assistenti amministrativi.

Nonostante questo, l’Amministrazione sembra non rendersi conto della gravità della situazione: basti pensare infatti che a dicembre verranno mandati via ben 1.115 tirocinanti della giustizia, che da ben 7 anni sono in servizio presso gli uffici del processo, contribuendo in maniera determinante al funzionamento degli stessi; in tutti questi anni non si è voluto trovare il modo di stabilizzare questi lavoratori, tradendo le loro legittime aspettative, corrispondendo loro la miseria di 400 euro mensili, ed oggi si decide di disfarsi del loro patrimonio di esperienza e professionalità.

Come vede, Signor Presidente, la situazione che Lei sicuramente conosce, sta di fatto depotenziando la funzione stessa della giustizia: processi che durano anni, quando addirittura non cadono in prescrizione, vanificano gli effetti di una sentenza, mentre una pena scontata nell’ozio più assoluto, senza alcuna prospettiva di reinserimento sociale e lavorativo, conserva soltanto la sua funzione meramente punitiva.

Crediamo che il nostro Paese abbia bisogno e meriti ben altro, e cioè una Giustizia con la G maiuscola, rapida, efficace ed efficiente, in una parola sola, una Giustizia giusta: ma oggi, quella che sembra una mera ripetizione, è diventata, viceversa, una chimera.

Pertanto Le rivolgiamo, Signor Presidente, la richiesta di voler intervenire dall’alto della Sua autorevolissima posizione, presso le competenti autorità italiane, al fine di sollecitare una risoluzione immediata delle problematiche evidenziate, partendo dall’adozione di un organico piano di assunzioni di personale, tanto nel settore penitenziario quanto in quello giudiziario, presupposto indifferibile di ogni seria riforma dell’intero apparato della giustizia.

La ringraziamo della cortese attenzione, e restiamo in attesa di quanto richiesto, confidando nella Sua sensibilità e nell’autorevolezza di un Suo pronto intervento.

[1] La sicurezza dinamica fu adottata in risposta alla sentenza Torreggiani, con la quale la CEDU ha condannato l’Italia per trattamento inumano e degradante nei confronti dei detenuti a causa del sovraffollamento degli istituti penitenziari: si è cercato di ovviare al problema consentendo ai detenuti di permanere fuori dalle loro camere di pernottamento per non meno di otto ore al giorno.

Il Coordinatore Nazionale Funzioni Centrali
Paola Saraceni
347.0662930