Non ci siamo sbagliati quando abbiamo definito l’atto di indirizzo un libro dei sogni.  E rivendichiamo la dignità dei lavoratori pubblici e della sanità. 

Manovra finanziaria 2018  Il Consiglio Dei Ministri ha varato la Manovra finanziaria 2018  e la Ministra della Pubblica amministrazione Marianna Madia ha subito affermato : “Ci sono le risorse per mantenere l’impegno politico di un aumento di 85 euro medi mensili e la conferma del bonus di 80 euro anche a chi, con gli aumenti, dovesse superare le soglie di reddito previste dalle norme del bonus. E’ una decisione presa dal governo come parte datoriale”  in una intervista al Messaggero dove auspica anche una « Trattativa a oltranza per chiudere il contratto entro la legislatura».  Ma se sui giornali con la voce statali si indicano tutti i lavoratori delle amministrazioni dello stato  la realtà è ben diversa quando si discute di finanziamento, perché per la sanità e per le autonomie locali il finanziamento del CCNL viene rispettivamente dal FSN e dai bilanci delle regioni e delle autonomie locali. E leggendo la bozza della manovra al momento in circolazione (ma da qui al 27 ottobre, quando il Ddl di Bilancio approderà in Senato, chissà quante ne seguiranno ) la realtà è diversa e  sull’importo effettivo del FSN 2018 le nebbie non si diradano. Anzi, se i 114 miliardi nominali per il 2018 del Fondo Sanitario Nazionale, uno in più rispetto al 2017, erano già decurtati dei 604 milioni di contributo alla Finanza pubblica imposto dal decreto 135 del giugno scorso (“Rideterminazione del fabbisogno sanitario nazionale”), l’importo di cui effettivamente potranno fruire le Regioni per la Sanità rischia di essere ulteriormente rosicchiato dal «contributo destinato alla riduzione del debito» pari 2,2 miliardi di euro,  voce che andrà ad alimentare il «concorso alla Finanza pubblica delle Regioni a statuto ordinario, per il settore non sanitario» grazie ai risparmi derivanti all’introduzione dei nuovi Livelli essenziali di assistenza.  I risparmi derivanti dalla rottamazione dei vecchi Lea, insomma, se il Ddl di Bilancio definitivo dovesse confermare questa bozza, andrebbero “versati” dalle Regioni allo Stato. Il Fsn nazionale perderebbe dunque anche per strada altri 300 milioni? La manovra è ancora tutta da definire e chissà quanto cambierà, ma il rischio al momento c’è.  Altro che fondo per i contratti.

Adamo Bonazzi segretario generale FSI-USAE ha così commentato le risorse della manovra per la sanità:  “Altro che rinnovo dei contratti di lavoro, per la sanità la convocazione ARAN del 12 settembre è stata un bluff; una inutile forzatura per fare propaganda e mandare sui giornali le enunciazioni di principio contenute nell’atto di indirizzo che ha ricevuto dal comitato di settore. Lo abbiamo capito subito che le risorse per la sanità sarebbero state poche rispetto alle ambizioni e che quei signori stavano parlando del libro dei sogni. Dal 2008  stiamo vivendo un periodo di profonda crisi economica; una crisi che si è innestata ed ha influito congiunturalmente  sul nostro paese e che è stata affrontata in modo inadeguato dai governi che si sono avvicendati; una crisi  che, sostanzialmente, è stata fatta  pagare  per intero ai lavoratori della p.a. e della sanità.  Gli ultimi contratti che sono stati sottoscritti per i dipendenti delle pubbliche amministrazioni,  riguardano il quadriennio 2006-2009 ; dal 2010 è in vigore il blocco delle retribuzioni sino alla sentenza della corte costituzionale che ha dichiarato la riaperture dei contratti a partire dal luglio 2015. Ora nel medesimo periodo i contratti di lavoro del settore privato sono già stati rinnovati almeno due volte per i trienni 2010-2012 e 2013-2015 con degli aumenti che si aggirano rispettivamente sui 100 € prima e sui 130 € successivamente. Ma  per il triennio 2016-2018,  il rinnovo contrattuale si inquadra nell’ambito dell’accordo intervenuto lo scorso 30 novembre, fra la Ministra Madia e Cgil-Cisl–Uil, che tradisce gli impegni precedentemente assunti anche dagli stessi soggetti con i protocolli del 2009,  prevede degli aumenti medi pro-capite di 85 euro, e non prevede alcun aumento per il periodo 2013-2015 . Accordo che FSI-USAE non ha condiviso. E questa manovra finanziaria non fa che confermare i nostri convincimenti. Il servizio sanitario nazionale italiano era fra i migliori al mondo, taglio dopo taglio ora sta in piedi solo grazie all’abnegazione degli operatori che ci lavorano. Non ci sentiamo di condividere questo atteggiamento del governo e nemmeno le indicazioni del comitato di settore. Le competenze si pagano e i  lavoratori della sanità  hanno il diritto ad una giusta retribuzione e alla possibilità di recuperare il potere di acquisto delle proprie buste paga. Il 12 maggio scorso noi abbiamo scioperato e manifestato davanti a tutte le prefetture per rivendicare con forza  il diritto dei lavoratori delle pubbliche amministrazioni alla dignità, alla qualità del lavoro, alla giusta retribuzione e ad essere considerati, da “civil servant”, una risorsa per il paese e non una zavorra. La pensiamo ancora così e faremo le nostre battaglie per un contratto dignitoso.”