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FSI-USAE: Consulta Nazionale Infermieri, le prime indicazioni al sindacato

L’incontro di Lecce della Consulta Nazionale Infermieri FSI-USAE,   di venerdì scorso, ha suscitato  molta curiosità sviluppando, nel contempo, un clima di aspettative che giudichiamo positivo. Non vi sono infatti molte occasioni, per gli operatori, di poter colloquiare direttamente dal vivo con i soggetti titolari della contrattazione nazionale di lavoro. L’iniziativa di Lecce  quindi, alla luce del blocco contrattuale quasi decennale e delle trasformazioni che ha subito il servizio sanitario nazionale,  per gli infermieri è stata un’occasione più unica che rara per parlare della propria professione e delle proprie aspettative; ma anche delle difficoltà che attanagliano la categoria  sul posto di lavoro.  Un’occasione che è stata colta anche dagli ospiti, sia di carattere politico, Nazionale e Regionale sia da parte delle altre  istituzioni.

L’incontro, moderato dal Segretario Territoriale FSI-USAE di Lecce, Francesco Perrone, si è aperto con una breve introduzione del Segretario Generale che ha, prima di tutto, ringraziato gli ospiti intervenuti: il deputato On. Benedetto Fucci, l’infermiera ora presidente del Consiglio Comunale di Lecce, Povero Paola,  in rappresentanza del Presidente Emiliano, i Consiglieri Regionali Congedo Erio ed Ignazio Zullo, l’infermiera Fabrizio Fiorella per il CAI e per il Coordinamento Caposala, l’infermiere Antonazzo Marcello per l’Ipasvi di Lecce e Francesco Balducci quale Segretario Regionale FSI-USAE Puglia.  Nel suo intervento introduttivo,  Adamo Bonazzi, ha quindi rammentato i temi principali contenuti nell’atto di indirizzo all’ARAN e le conseguenti ovvie domande: “Quanto valgono, in termini economici, le funzioni avanzate degli infermieri? ; e, di conseguenza, dove si debbono collocare le figure di esperto e di specialista degli infermieri ? e quindi, queste nuove figure quanto debbono guadagnare in più rispetto a un infermiere semplice? ; e alla luce di questo, che fine dovranno fare i coordinamenti esistenti ? ”   

Nella giornata si è parlato di tutto: del titolo V° della costituzione Italiana, del federalismo sanitario e della legislazione concorrente, del patto della salute e dei diversi piani sanitari regionali e dell’incidenza che le scelte ivi contenute hanno sulla professione, ma anche della diversa interpretazione organizzativa che vi è da regione a regione. Si è parlato anche dei formazione di base ed avanzata e dei percorsi scolastici oggi necessari per accedere alla professione ed ai successivi percorsi di  carriera. Insomma si è sviscerato, nei vari interventi, quasi ogni aspetto della questione professionale. Ne è emerso – con forza – che , in primis, gli infermieri desiderano una migliore qualità di vita nei luoghi di lavoro, un’organizzazione del lavoro che consenta di salvaguardare il rapporto umano che sta dietro quello professionale e consenta anche di percepire il rispetto del proprio lavoro e del proprio ruolo professionale. Ma anche e soprattutto degli aumenti che diano dignità al lavoro svolto riportando la categoria dentro quella “middle-class” che sembra essere oggi sfuggita con un allungo che non è stato alla portata dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni.

Concludendo i lavori nella sua breve replica il Segretario Generale Bonazzi ha dichiarato:  “il rinnovo contrattuale si inquadra nell’ambito dell’accordo intervenuto lo scorso 30 novembre, fra la Ministra Madia e Cgil-Cisl–Uil, che  prevede degli aumenti medi pro-capite di 85 euro, e non prevede alcun aumento per il periodo 2013-2015 . Accordo che l’organizzazione FSI-USAE non ha condiviso e contro cui il 12 maggio scorso ha scioperato e manifestato davanti a tutte le prefetture per rivendicare con forza  il diritto dei lavoratori delle pubbliche amministrazioni alla dignità, alla qualità del lavoro, alla giusta retribuzione e ad essere considerati, da “civil servant”, una risorsa per il paese e non una zavorra. La pensiamo ancora così e faremo le nostre battaglie per un contratto dignitoso. A questo proposito dobbiamo porci il problema di come possiamo far saltare quel tetto di cristallo che impedisce alle professioni sanitarie di crescere e di fare carriera. Dentro questo contratto dobbiamo porci l’obiettivo di determinare quali sono i meccanismi che congiungono le dinamiche contrattuali del comparto a quelle dell’area della dirigenza e quali sono i meccanismi, anche temporanei, che consentano alle professioni sanitarie di avere aperta la carriera con l’accesso alla dirigenza, sia pure di tipo professionale, anche se personalmente ritengo vi sia molto più spazio dal punto di vista manageriale ed organizzativo.”

 

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