Bonazzi ( FSI / Usae): riforma attesa ma non indolore

Carceri, riforma attesa ma che avrà forti ripercussioni. E’ il commento del Segretario Generale, Adamo Bonazzi sul varo del decreto che trasferisce al SSN le competenze della medicina penitenziaria. Secondo Bonazzi da un lato viene sancita la parità di trattamento per il diritto alla salute  tra tutti i cittadini e, quindi, anche quelli privati della libertà, dall’altro non mancheranno ripercussioni organizzative sugli attuali sistemi. Temiamo – aggiunge il sindacalista – che questa riforma non sarà indolore né per metodo di lavoro e né per organizzazione che dovrà garantire la giusta efficienza e i giusti diritti sia per gli utenti sia per gli stessi lavoratori.

L’Ufficio stampa

Comunicato n. 96                                  2 aprile 2008
                                                                                              
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Ministero della Salute             Ministero della Giustizia

                                                                      

La tutela della salute dei detenuti e degli internati negli istituti penitenziari passa al Servizio Sanitario Nazionale.

Prodi firma il DPCM proposto dai ministri Turco e Scotti

 

Con un intervento  atteso ormai da dieci anni e giunto al termine di un percorso che ha visto seriamente impegnati il Ministero della Giustizia e quello della Salute unitamente alle Regioni, la tutela della salute dei detenuti e degli internati negli istituti penitenziari passa al Servizio Sanitario Nazionale. L’Iter si è perfezionato con il DPCM di attuazione dell’art. 2 (comma 283) della legge finanziaria 2008 sottoscritto ieri dal Presidente del Consiglio dei Ministri Romano Prodi e dai ministri proponenti Livia Turco e Luigi Scotti.

Il principio costituzionale del fine rieducativo della pena diventa così ancora più concreto. Si sostanzia nel diritto per i detenuti e gli internati, al pari dei cittadini liberi, ad ottenere un’assistenza sanitaria organizzata secondo un principio di globalità degli interventi sulle cause che possono pregiudicare la salute, di unitarietà dei servizi e delle prestazioni, di integrazione dell’assistenza sociale e sanitaria e di garanzia della continuità terapeutica. Stato, Regioni, Comuni, Aziende sanitarie e Istituti penitenziari potranno da ora in poi uniformare le proprie azioni e potranno realizzare, insieme e responsabilmente, nuove condizioni di tutela della salute dei detenuti. Il diritto alla salute, il principio del riconoscimento della piena parità di trattamento degli individui liberi e di coloro che sono detenuti e internati, ed anche dei minorenni sottoposti a provvedimenti penali, è uno dei criteri di riferimento della riforma, che stabilisce l’importanza di un intervento sinergico di tutte le Istituzioni, a garanzia della salute e del recupero sociale di quanti scontano, a vario titolo, una pena.

“Con questo provvedimento che equipara sotto il profilo della tutela del diritto alla salute i cittadini in stato di detenzione con tutti gli altri utenti dell’SSN, la sanità italiana esce rafforzata – afferma il Ministro della Salute Livia Turco – e si dimostra capace di rispondere ai nuovi bisogni di salute in ambiti di intervento delicati come quello dell’assistenza sanitaria nelle carceri e negli Opg. L’obiettivo è di fornire una più efficace assistenza migliorando la qualità delle prestazioni di diagnosi, cura e riabilitazione negli istituti penitenziari”.

 “La riforma – afferma il  Ministro Luigi Scotti, nel valorizzare le competenze specifiche della amministrazione penitenziaria e del sistema sanitario nazionale – mette le Istituzioni nelle condizioni di lavorare al meglio per il recupero complessivo dei detenuti. Ma, soprattutto segna un passo importante, dal quale sarà impossibile recedere in futuro, perché rafforza nella coscienza di ciascuno di noi la consapevolezza che chiunque sia sottoposto, per una qualsiasi ragione, a misure restrittive, non può mai essere considerato problema da rimuovere, soggetto da dimenticare, cittadino di serie b. Ma, come ci insegna la nostra Costituzione, è una persona la cui dignità e i cui diritti vanno comunque rispettati”.