Al Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede; Al Ministro dell’Interno Matteo Salvini; Al Ministro per la Pubblica Amministrazione Giulia Bongiorno

 

Gentili Ministri,

 

le notizie che quasi quotidianamente pervengono dall’interno dei nostri istituti penitenziari non fanno che rafforzare il nostro convincimento della improrogabilità di una riforma della giustizia, cui abbiamo fatto riferimento anche nella nostra recentissima lettera di saluto indirizzata al nuovo Ministro di via Arenula.

Quanto è accaduto nel carcere di Napoli Poggioreale (il più affollato d’Italia, con circa 2200 detenuti presenti a fronte di 1300 posti disponibili) è di una gravità estrema: all’interno del padiglione Avellino, riservato ai detenuti in regime di alta sicurezza appartenenti alla criminalità organizzata, sono stati rinvenuti in una sola giornata ben sei smartphone, occultati all’interno delle condotte idriche delle celle

Una ulteriore, allarmante notizia pervenuta dal penitenziario napoletano, riferisce  di “una grave situazione in ordine all’ingresso in carcere di soldi destinati ai detenuti”. Il riferimento è ai dati dei colloqui giornalieri dei ristretti con i loro familiari che in quelle occasioni versano soldi ai loro congiunti, che complessivamente determinano un flusso di non meno di 100mila euro settimanali; soldi che non sono  tracciati, versati sui conti correnti interni di soggetti a cui lo Stato paga il gratuito patrocinio, da parte di familiari che risultano nella stragrande maggioranza nullatenenti.

A questo, si deve aggiungere il bollettino di guerra che riguarda la quasi totalità degli istituti, dove aggressioni, ferimenti, minacce in danno del personale sono diventati quotidiana normalità, anche e soprattutto a causa del nuovo modello organizzativo degli istituti – la sicurezza dinamica – che prevede la libera circolazione dei detenuti nelle sezioni e negli spazi comuni. Un modello questo che ha trovato origine nelle sanzioni minacciate dalla Corte europea dei diritti umani per le condizioni di sovraffollamento dei nostri istituti, ma che avrebbe avuto bisogno di ben altri presupposti, quali un significativo incremento degli organici, spazi e strutture adeguate, ivi compresi efficaci sistemi di videosorveglianza, un concreto piano di impiego dei ristretti in attività lavorative, scolastiche e formative, al fine di prevenire l’attuale disordinata ed infruttuosa occupazione degli spazi, spesso foriera come si è detto di situazioni altamente critiche, anche in danno dei soggetti più vulnerabili tra i detenuti.

Si pone come primaria l’esigenza di rinforzare gli organici, sia del personale di polizia penitenziaria che degli altri profili, in particolare del personale dell’area trattamentale, mediante numerose e mirate assunzioni, al fine di dare piena attuazione al mandato costituzionale di cui all’articolo 27, incrementando le opportunità di lavoro e di studio per i detenuti; inoltre, al fine di sanare una annosa e disfunzionale sperequazione tra gli operatori penitenziari, è indispensabile definire per legge la confluenza nei ruoli tecnici della polizia penitenziaria del personale del comparto funzioni centrali dipendente del Dipartimento penitenziario e del Dipartimento della giustizia minorile e di comunità.

Le strutture andranno adeguate dove possibile al modello della sicurezza dinamica, che non potrà più essere applicata laddove essa costituisce solo una occasione per il verificarsi di episodi di violenza e sopraffazione; anche la realizzazione di nuove strutture – sebbene questa sia una soluzione a più lungo termine – potrà contribuire a riequilibrare una situazione che oggi, come gli episodi citati in precedenza, sta sfuggendo di mano.

Chiediamo, in conclusione, che sulle carceri si intervenga in maniera concreta, efficace ed immediata, perché anche se esse rappresentano un mondo spesso nascosto e sconosciuto, dal loro stato di salute passa un pezzo importantissimo della sicurezza del nostro Paese.

Ringraziamo per l’attenzione, in attesa di conoscere le determinazioni delle SS.LL. sulle questioni rappresentate, e porgiamo cordiali saluti.

 

Il Coordinatore Nazionale
Paola Saraceni
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