Al Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte; al Vicepresidente del consiglio e Ministro dello Sviluppo Economico e del Lavoro e delle Politiche Sociali Luigi Di Maio; al Vicepresidente del consiglio e Ministro dell’Interno Matteo Salvini; al Ministro per la Pubblica Amministrazione Giulia Bongiorno; al Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede; 

 

Nell’augurarvi un caloroso benvenuto e l’augurio di potere svolgere il vostro autorevole mandato con la necessaria serenità e libertà richiesta per il suo espletamento,

proponiamo una effettiva collaborazione al Governo da parte dei quadri direttivi della P.A. rappresentati, nella FSI USAE, da chi scrive.

Iniziamo con il dire che abbiamo visto favorevolmente, fin dalle fasi iniziali, le idee fissate nel “Contratto di Governo”, nella speranza che tali idee siano portate a compimento al più presto.

Dall’impronta data al “Contratto”, siamo d’accordo nel ritenere che le nostre idee collimano perfettamente riguardo alla necessità di un necessario riordino della P.A.

 

Cominciamo col dire che l’obiettivo che ogni Governo si è propone (almeno formalmente) di migliorare la P.A. ed la sua Organizzazione. Almeno a parole, ogni nuovo Governo ha affermato di voler migliorare Sanità, Giustizia, Scuola, ma i risultati non sono stati molto incoraggianti.

Il problema principale è che spesso, non sempre fortunatamente, si sono dati incarichi esterni, molto dispendiosi, spesso a chi conosce poco la macchina amministrativa ed il suo funzionamento, dall’interno.

Una qualsiasi riforma efficace, presuppone che si conosca bene l’Organizzazione attuale di un qualsiasi sistema, prima di “ritoccare” il sistema stesso, perché se non si conosce bene si rischia di fare solo “danni” (ed è quello che è stato fatto fin’ora).

Nelle Amministrazioni Pubbliche sono presenti ottimi dirigenti e quadri direttivi, con esperienza attiva di lavoro, almeno ventennale, che potrebbero fornire un valido ausilio in una valida riforma della macchina amministrativa. Non solo, i costi sarebbero minimi, in quanto il personale “interno” già percepisce uno stipendio dallo Stato, “i costi sarebbero minimi”.

L’errore, pare, che stia tutto nel considerare la P.A. al pari di un’azienda privata, dimenticando che la P.A. fornisce principalmente dei servizi che più sono efficienti, più rendono il cittadino fiero di vivere in un determinato Paese, servizi che spesso hanno dei costi, ed il ritorno economico non è quasi mai visibile nell’immediato. Il ritorno economico, spesso consiste (se si fornisce un buon servizio) in un netto miglioramento della vita ed in un risparmio effettivo del cittadino (si pensi, ad es., a scuole ed asili, ad ospedali e tribunali che forniscono un buon servizio).

Servizi quali Istruzione, Giustizia, Sanità non possono essere trattati alla stessa stregua del prodotto fornito da un’industria privata, per cui il primo pèasso da fare è quello di riconoscerne l’importanza.

Obiettivo della P.A. è fornire dei servizi e servizi ottimali: processi veloci, comunicazioni e notifiche in tempo reale (grazie all’informatizzazione), scuole che diano una cultura utile all’introduzione dei ragazzi nel mondo del lavoro, Ospedali che forniscano assistenza e cure immediate, ecc.

La presente vuole essere un invito a fare davvero quello che è tracciato nel “Contratto” e “Ripensare” ad una P.A. davvero nuova ed efficiente.

Per raggiungere lo scopo è evidente che la prima cosa da fare è “motivare il personale”, innanzitutto, rendendolo “fiero di fare parte del sistema Italia”, in modo che non venga trattato da “fannullone”; questo si può fare, naturalmente, punendo i fannulloni veri ma, soprattutto premiando chi lavora seriamente.

Una valida e veloce aspettativa di carriera per chi “lavora bene”. Costituisce sicuramente la “spinta” migliore per il lavoratore, perché, se è vero (molto) che “non si vive di solo pane”, è altrettanto vero che senza pane non si possono crescere i figli.

Una delle pecche del sistema pubblico italiano, sta nella scarsa considerazione in cui sono tenuti i quadri direttivi, cui segue una fortissima disillusione della categoria.

La disillusione di vedere prima riconosciuta la “vicedirigenza” (equivalente dell’area quadri del settore privato) istituita nel 2002 con l’art. 17 bis del D. Lgs 165/2001, per poi vederla abrogare dopo 10 anni, mai attuata.

I quadri hanno sempre ricoperto posizioni “di mezzo”: tra il senior management e la front-line, tra la strategia e la sua implementazione, tra chi comanda e chi esegue.

Queste posizioni intermedie vengono generalmente definite con due metafore egualmente calzanti: la prima è quella del collante che tiene assieme tutti i pezzi, mentre la seconda è quella della molla, che  resiste alle spinte provenienti dall’alto e dal basso assorbendo le scosse e preservando l’equilibrio.

I quadri sono sempre stati le figure maggiormente predisposte ad essere “attuatori” del cambiamento, sia perché conoscono bene il lavoro, sia perché sono quelli che in sostanza dovranno realizzare ogni modifica normativa in tempo reale, e contemporaneamente dire ai lavoratori subordinati, come applicare nella pratica, le riforme.

Negli ultimi anni, al ruolo già complesso di “attuatori” delle strategie, i quadri hanno aggiunto due ruoli altrettanto importanti: quello di “osservatori” e quello di “promotori” del cambiamento.

Essendo a stretto contatto con la dimensione operativa e più concreta dell’azienda, il quadro gode infatti di una posizione osservativa privilegiata, che gli consente di identificare quasi in tempo reale i cambiamenti in atto, sia all’interno che all’esterno dell’organizzazione.

Per tutto quanto sopra, è evidente che una Pubblica Amministrazione efficiente non può prescindere dai quadri direttivi, gli unici capaci di governare il cambiamento e motivare il personale.

Noi proponiamo modifiche legislative volte alla creazione di una dirigenza della P.A., efficiente, a cui si accede solo dall’interno, attingendo da un’area specifica, quella dei Quadri direttivi.

A sua volta nell’area dei Quadri direttivi, si accede dalle qualifiche inferiori se si possiede anche il titolo della laurea quinquennale o “vecchio ordinamento”.

Il concorso esterno dovrebbe permanere solo per le qualifiche inferiori, cui deve essere assicurata la possibilità di carriera e di accesso all’area dei quadri direttivi.

In questo modo si garantirebbe “aspettativa di carriera” e motivazione a tutti i lavoratori che sarebbero incentivati a “fare bene” se si vuole mogliorare.

Si rimane in attesa di riscontro e Disponibili ad un incontro.

 

Federazione Sindacati Indipendenti – Unione Sindacati Autonomi Europei
Il Coordinatore Nazionale Quadri Direttivi Funzioni Centrali
Renato La Manna
(3338549758)