Al Ministro della Giustizia

Alfonso Bonafede

 

Signor Ministro,

torniamo a scriverLe in merito alla gravissima situazione, che perdura da anni all’interno degli Uffici Giudiziari del nostro Paese, realtà che ieri, ancora una volta, è stata portata all’attenzione dell’opinione pubblica attraverso la messa in onda su una rete del servizio pubblico di un dettagliato reportage sulla catastrofica condizione in cui versano moltissimi tribunali italiani.

Il caso più eclatante – un vero e proprio caso limite – è rappresentato sicuramente dal Tribunale di Bari, ove da molti mesi la giustizia viene amministrata sotto le tende, a causa della impraticabilità degli edifici, che ospitano gli uffici giudiziari del capoluogo pugliese, una città – vale la pena ricordarlo – con oltre 300mila abitanti.

Le immagini di questa realtà hanno dell’incredibile e rimandano a  quelli di Paesi lontani, come abbiamo visto tante volte nei servizi filmati da Iraq, Siria, Afghanistan…,: ma lì c’è o c’è stata la guerra, le strutture sono state bombardate, distrutte e non esistono più, da noi per fortuna non è così, ma le udienze oggi a Bari si tengono sotto le tende!

Ma il dramma vero è che non ci troviamo di fronte ad una situazione unica, seppur estrema perché se solo a Bari si celebrano processi come a Kabul, il panorama dell’intero Paese non è migliore: Latina, Venezia, Palermo, Catania, Avellino, Napoli, Tempio Pausania,… sono solo alcune delle realtà evidenziate dall’inchiesta giornalistica di cui si è detto.

Crediamo, che le problematiche gravissime che affliggono i nostri uffici giudiziari, possano ricondursi a tre questioni fondamentali, che qui illustriamo brevemente.

Il primo problema riguarda le carenze pesantissime e di lunga durata del personale, che riguardano tutti i livelli ed i profili professionali: mancano magistrati, cancellieri, funzionari, impiegati, ausiliari…., la giustizia è una macchina, che produce una mole di lavoro gigantesca ma è fortemente sottodimensionata, per cui si lavora male, ai limiti delle scadenze (ma spessissimo oltre), attribuendo al personale carichi di lavoro e ritmi incompatibili con la delicatezza delle funzioni svolte dallo stesso.

Un secondo aspetto riguarda le strutture: se abbiamo già detto del caso emblematico di Bari, la situazione in tantissime altre località è al limite, a causa di uffici fatiscenti, muri pericolanti, controsoffitti che non di rado cedono di schianto investendo gli impiegati, bagni spesso insufficienti, in condizioni primitive o addirittura inesistenti, perfino topi avvistati in alcuni casi, per finire con le condizioni climatiche, spessissimo non condizionate, per cui i lavoratori sono al gelo d’inverno e asfissiano in estate.

In riferimento poi all’allarme legionella presso il Tribunale di Roma (il più grande d’Europa), ci preoccupano non poco le dichiarazioni di ieri del Presidente che ha affermato di non avere fondi a disposizione per sanificare gli impianti di aereazione, il che significa mettere seriamente a rischio la salute di migliaia di persone, i lavoratori di quegli uffici in primis, ma anche i tantissimi che vi accedono quotidianamente.

Il terzo punto che vogliamo segnalare riguarda le conseguenze di tutto ciò sul servizio giustizia: fascicoli pendenti per anni, condanne definitive non eseguite, indagini non avviate, richieste di arresto non accolte, fascicoli smarriti, inghiottiti dal buco nero di archivi collassati, prescrizioni che diventano la normale conclusione della stragrande maggioranza dei procedimenti giudiziari.

Questo quadro, Signor Ministro, non è purtroppo la nota rappresentazione kafkiana della giustizia, ma uno spaccato della realtà italiana del terzo millennio.

Crediamo che sia giunto il momento di investire massicce risorse per riformare – ma diremmo intanto per salvare la giustizia italiana – attraverso assunzioni mirate di migliaia di giovani preparati in tutti i profili professionali indispensabili; profili peraltro da ridisegnare sulla scorta delle nuove esigenze del sistema, attraverso la previsione del nuovo ordinamento professionale di tutto il personale giudiziario riconoscendogli le funzioni realmente svolte.

E’ indispensabile e non più rimandabile completare il processo di informatizzazione dell’intero iter giudiziario, pena la paralisi totale del sistema, mentre massicce risorse andranno impiegate per l’ammodernamento delle strutture, per garantire ai lavoratori condizioni all’interno degli uffici in linea con la normativa sulla salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro, oggi ampiamente disattesa: non è tollerabile la situazione di Roma, già ricordata, dove i fondi devono essere trovati e subito per bonificare gli impianti e scongiurare il propagarsi di pericolosissime infezioni tra i lavoratori, non è ammissibile che non ci siano risorse per questo intervento all’interno dei palazzi della giustizia!

Chiediamo in conclusione al Signor Ministro di intervenire con immediatezza su tutto quanto abbiamo rappresentato, perché solo così si potrà pensare di riformare la giustizia, e restituirle quella funzione prioritaria all’interno della pubblica amministrazione e della vita del Paese che in questi ultimi anni è andata progressivamente perdendo, insieme alla sua stessa credibilità.

Distinti saluti

Il Coordinatore Nazionale
Paola Saraceni
347.0662930 – p.saraceni@usaenet.org