COMUNICATO

Si è svolto questa mattina, 11 giugno 2019, presso la sede del Dipartimento della Amministrazione Penitenziaria in Roma, l’incontro con il nuovo Direttore generale del personale e delle risorse, dr. Massimo Parisi, al quale abbiamo consegnato una lettera con le nostre richieste.

Ci piace evidenziare che il colloquio si è svolto su toni estremamente cordiali, dove il dr. Parisi ha mostrato attenzione ed interesse al nostro intervento, apprezzando in particolare la nostra personale esperienza di ex operatori penitenziari con un ventennio trascorso all’interno degli istituti, l’istituto penale minorile Malaspina di Palermo e la casa circondariale femminile di Roma Rebibbia, negli anni bui del terrorismo.

Abbiamo anche illustrato al nuovo Direttore Generale il significato della nostra scelta di operare in un sindacato autonomo, impegnato autenticamente nella tutela dei diritti dei lavoratori e lontano dalla consorteria finalizzata al perseguimento di interessi propri.

Abbiamo da subito posto sul tavolo la questione, che riguarda un cambiamento necessario e non più rinviabile da realizzare all’interno dell’amministrazione penitenziaria, e cioè la confluenza di tutto il personale attualmente inquadrato nel comparto funzioni centrali, nei ruoli tecnici della polizia penitenziaria.

Non si tratta di un cambiamento meramente formale, al contrario tale coraggiosa scelta servirebbe a seppellire una volta per tutte una disfunzionale sperequazione di trattamento, economico e giuridico, tra operatori impegnati a perseguire il medesimo fine istituzionale, ognuno forte delle specificità del proprio profilo professionale e del ruolo ad esso correlato.

Il recente provvedimento, che ha determinato la mancata corresponsione dell’indennità penitenziaria per ogni giorno di assenza per malattia, destinato soltanto al personale del comparto funzioni centrali, ha ulteriormente acuito la sperequazione tra gli operatori, mentre viceversa mai come adesso si pone l’esigenza di una sinergia operativa all’interno degli istituti, di fronte alle nuove sfide poste dall’adozione del modello della vigilanza dinamica, dal rischio della radicalizzazione violenta da parte di alcuni tra i detenuti, dalla sempre maggior diffusione di patologie psichiatriche tra i ristretti, dal sovraffollamento, tanto per citarne alcune…

A completamento di quanto illustrato, al fine di rendere realmente efficace la necessaria profonda riforma del sistema penitenziario, abbiamo rappresentato l’urgenza di procedere a nuove assunzioni all’interno degli istituti, attese le carenze di organico di tutti i profili professionali, in modo tale da adempiere al mandato costituzionale di cui all’articolo 27, e cioè tendere alla rieducazione dei condannati, garantendo nel contempo l’ordine e la sicurezza degli istituti penitenziari.

Abbiamo poi evidenziato l’esigenza di istituire un ufficio dedicato all’ascolto del personale, dei suoi problemi, delle sue difficoltà correlate ad un lavoro difficile ed usurante, che troppo spesso riverbera i suoi effetti – in modo talvolta drammatico – sulla vite privata degli operatori: si tratterebbe di una sorta di sportello, un servizio che dalla periferia porta la voce dei lavoratori al centro, dove deve trovare personale capace di fornire una risposta.

Il dr. Parisi ha mostrato piena condivisione con quanto da noi rappresentato: pertanto auspichiamo il nascere da oggi di una proficua collaborazione, rispetto alla quale abbiamo fornito da subito la nostra più ampia disponibilità.

Il Coordinatore Nazionale

Paola Saraceni

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