Al Capo Dipartimento D.A.P.

Signor Capo del Dipartimento,

I recenti, gravi fatti che si sarebbero verificati all’interno del Carcere di San Gimignano (usiamo sempre il condizionale quando c’è una indagine ancora in corso, anche se sembrano esserci pochi dubbi sulla veridicità delle notizie relative alla vicenda) hanno evidenziato in modo abnorme l’enorme disagio presente all’interno dei nostri Istituti Penitenziari.

E’ fuor di dubbio che se verranno accertate condotte penalmente rilevanti messe in atto da uno o più operatori penitenziari, questi dovranno essere sanzionati in maniera rigorosa, così come previsto dalla legge; e crediamo che parimenti il DAP debba adottare misure appropriate al fine di evitare il ripetersi di episodi simili, che gettano discredito e infangano l’operato di migliaia di operatori penitenziari, del Corpo di polizia penitenziaria e del Comparto funzioni centrali, che adempiono quotidianamente ai loro doveri istituzionali con lealtà e abnegazione, spirito di servizio e grandissima professionalità.

Quello che vogliamo evidenziare in questa sede riguarda, ferme restando le gravi responsabilità penali (e quindi personali) di chi ha commesso eventuali reati, le difficilissime e spesso proibitive condizioni in cui il personale penitenziario è costretto ad operare.

La carenza degli organici del personale di polizia penitenziaria e di quello dell’Area trattamentale, la costante crescita del numero dei ristretti, l’inadeguatezza degli spazi detentivi (con particolare riguardo a quelli da destinare alle attività trattamentali, che per questo risultano essere spesso insufficienti o addirittura inesistenti), sono tutti fattori che sovraccaricano e rendono il lavoro degli operatori estremamente stressante, disagevole, rischioso, talora quasi impossibile. Per questi motivi, episodi come quello di cui si tratta possono e devono essere prevenuti anche intervenendo su queste problematiche, attraverso l’assunzione di nuovo personale e la

definitiva confluenza del personale amministrativo e tecnico all’interno dei ruoli tecnici della polizia penitenziaria, al fine di sanare una annosa e disfunzionale divisione tra gli operatori penitenziari.

Particolare attenzione andrà prestata al reclutamento alla formazione del personale, per garantire sempre e comunque da parte degli operatori il massimo rispetto dei diritti fondamentali delle persone private della libertà come la normativa nazionale ed internazionale impone.

Fondamentale sarà la stipula di accordi con alcuni Paesi come Marocco, Tunisia, Albania, Romania, per prevedere che i detenuti provenienti da quei Paesi scontino le condanne a casa loro.

Crediamo che questa sia la strada da intraprendere, al fine di garantire al personale penitenziario condizioni di lavoro adeguate alla delicatezza ed all’importanza del ruolo ricoperto ed ai soggetti ristretti condizioni di vita dignitose e rispettosi dei loro diritti fondamentali.

Ringraziamo per l’attenzione e con l’occasione sollecitiamo la richiesta di incontro con la S.V. fatta con nota del 20 settembre u.s..

Restiamo in attesa di conoscere le determinazioni che vorrà assumere nel merito.

IL COORDINATORE NAZIONALE

CORPO POLIZIA PENITENZIARIA

Salvatore Sardisco