Le competenze professionali vanno sempre rispettate ma nelle direzioni sanitarie del SSN manca la necessaria cultura della legalità. E così si compensano le carenze di personale con alternative pratiche di costrizione all’esercizio abusivo di professione o al demansionamento.

Prendiamo spunto da un articolo di un quotidiano on line che riporta la notizia di OSS costretti a somministrare terapia: Coordinatrice sospesa dall’azienda che è accaduto in Emilia Romagna, dove in una RSA privata convenzionata con il SSN, la coordinatrice Infermieristica costringeva gli OSS a somministrare farmaci di notte.
La Coordinatrice Infermieristica è stata sospesa dal lavoro senza stipendio dopo dettagliata denuncia di una dipendente eletta RSU.
Come si sa gli OSS non sono competenti nella gestione, nella preparazione e nella somministrazione di farmaci, se non nel caso in cui a prepararli sia un Infermiere (che vigila mentre somministra) e ad assumerlo sia un paziente perfettamente lucido, orientato e collaborante. L’OSS in questo caso porge all’ospite il farmaco preparato dal personale infermieristico e il paziente lo assume in autonomia. In tutti gli altri casi è vietato dalla legge, che non prevede alcuna scappatoia per gli OSS, che di fatto compiono abuso di professione medica od infermieristica.
La coordinatrice in questione asseriva tutto il contrario e al piano di lavoro aveva aggiunto, solo verbalmente, la somministrazione di terapia al bisogno. Vietava agli OSS di rivolgersi al servizio della continuità assistenziale notturna (ex-guardia medica) o al servizio 118. Non ha mai però messo nulla per iscritto, approfittando del fatto che quasi tutto il personale socio-sanitarie era precario lo costringeva a fare attività infermieristica nel turno notturno.
Gli OSS hanno protestato vivamente e per iscritto con la direzione, che dopo aver ascoltato le parti e chiesto il parere di infermieri e dirigenti di altre struttura, ha deciso di richiamare dal punto di vista disciplinare la sua dipendente.
Indubbiamente una brutta storia. Che però fa il paio con il demansionamento che giornalmente avviene negli ospedali pubblici della medesima regione tanto che, recentemente, sulla questione è dovuto intervenire il Tribunale di Bologna che con la sentenza n°395/2019 che l’igiene del paziente e le mansioni alberghiere non competono, in alcun modo, all’infermiere. Ennesima Sentenza che chiarisce come le attività domestico Igiene Alberghiere non competano in alcun modo all’infermiere.
I giudici ribadiscono come “le attività di igiene diretta sui pazienti, di pulizia dei letti e delle barelle, dei pavimenti delle sale, degli strumenti comuni di sala non appartengano, ed anzi siano totalmente estranee, al Profilo Professionale dell’infermiere.
Nella sentenza i magistrati hanno citato la declaratoria contrattuale del C.C.N.L. di riferimento, la legge n° 25/2000 ed il Decreto n° 739 del 14-09-1994, specificando come l’infermiere debba “avvalersi per l’espletamento di tali funzioni, di personale di supporto.”
Tali mansioni spettano esclusivamente alle figure ausiliarie di supporto ai reparti , riservando all’infermiere, definito come professionista intellettuale (art. 2229 c.c.) “che tale diventa a seguito di percorso universitario e laurea, le attività di prevenzione, assistenza, cura e riabilitazione.
I giudici ancora una volta con la sentenza n°395/2019 emessa dal tribunale di Bologna, ai fini della tutela dei diritti dei cittadini, tornano a ribadire che tali mansioni non competano all’infermiere, e precisamente: smaltire le sacche di urina; sostituire i pannoloni,rispondere ai campanelli di richiesta domestica e alberghiera; soddisfare richieste che attengono alle necessità quotidiane dei pazienti; alzare e abbassare le tapparelle; aprire e chiudere le finestre; alzare e abbassare lo schienale del letto; aprire una bottiglia; riempire un bicchiere d’acqua; porgere il telefonino, gli occhiali, la dentiera, una bottiglietta, ecc.; accendere e spegnere la televisione; prendere le lenzuola; chiudere la porta; chiamare un parente al telefono; prendere dall’armadio vestiti, scarpe, calzini; vestire e movimentare il paziente alzandolo di peso nel letto; sollevare il paziente dal letto/carrozzina/comoda e viceversa il più delle volte da solo per accompagnarlo al bagno; usare le padelle e i pappagalli, svuotarli e pulirli; pulire le bacinelle ed ogni presidio usato dal medico e dal paziente; imboccare i pazienti non autosufficienti; , effettuare le cure igieniche, vestire il paziente; barellamento dei pazienti a mezzo di carrozzina, barella e letto per il trasportarli verso altri servizi; preparare, lavare ed asciugare il materiale da sterilizzare; pulire, controllare e rifornire i carrelli e gli armadi di servizio; smaltire il materiale sporco usato per l’assistenza; spostare tra le stanze materassi, letti interi e comodini.
Insomma, sembra dicono i giudici e ribadisce FSI-USAE: “le competenze professionali vanno sempre rispettate ma nelle direzioni sanitarie del SSN manca la necessaria cultura del rispetto per le professioni e la legalità” aggiungendo: “Vuoi Demansionare gli infermieri? stai attento, oltre a creare un pregiudizio potenzialmente pericoloso per la salute dei cittadini, rischi di essere citato in tribunale, con cospicuo risarcimento danni; ma altrettanto (e anche di peggio) può avvenire se costringi un OSS a fare atti sanitari di competenza Infermieristica, in questo caso infatti compì anche un reato: istigazione a delinquere per abuso di professione ( art. 348 c.p.)”.

FSI-USAE SANITÀ