Signor Ministro, Le scriviamo nuovamente per stigmatizzare l’inerzia di questo Governo, che invece di intervenire con risolutezza per riformare in modo strutturale e permanente i servizi e l’organizzazione della giustizia, adotta misure virtuali e transitorie, atte soltanto a tamponare le gravissime emergenze che affliggono l’intero sistema in modo del tutto provvisorio.

Come breve premessa Le ricordiamo le cifre dell’attuale collasso della giustizia italiana: nel primo semestre del 2019, risultavano tra civile e penale, ben 4.305.792 procedimenti pendenti.

La relazione ministeriale riferita allo stesso periodo, precisa che sono 1.493.253 i procedimenti penali pendenti, di cui 20.450 in Cassazione, 163.918 in Appello e i restanti giacciono presso i Tribunali: di questi procedimenti, risultano non essere stati definiti entro i termini di legge e quindi a rischio di richiesta di risarcimento da parte degli interessati ai sensi della c.d. legge Pinto, 405 fermi da oltre un anno in Cassazione, 105.870 fermi da oltre 2 anni in Appello e oltre 222mila fermi da più di 3 anni in primo grado, per un totale di 334.385 procedimenti per i quali il nostro Paese potrebbe dover riconoscere un risarcimento.

Per quanto riguarda il settore civile, le pendenze assommano a 2.812.539, suddivise – secondo il criterio precedente – in 77.289 in Cassazione, 101.930 in Appello e 351.699 in primo grado, per un totale di 530.888 procedimenti pendenti, anch’essi a rischio di risarcimento.

Alla base di questi numeri, indicatori allarmanti di una situazione non più sostenibile, c’è la carenza cronica di personale che va sanata subito, con assunzioni mirate nei diversi profili professionali di giovani preparati da destinare in tutti gli uffici sotto organico solo a tempo indeterminato.

Alla luce di quanto evidenziato, appaiono francamente risibili le ultime misure decise dal Governo in tema di assunzioni nella giustizia: ci risulta infatti che il decreto mille proroghe prevede l’assunzione di 1095 funzionari di giustizia con contratti a tempo determinato della durata massima di un anno, per eliminare l’arretrato relativo a procedimenti di esecuzione di sentenze penali di condanna, un “pannicello caldo” che cura temporaneamente il sintomo, ma non guarisce la malattia, ennesimo esempio di una politica miope.

Non va dimenticato come le inefficienze del sistema giudiziario hanno una pesantissima ricaduta sul settore penitenziario, dove il gravissimo sovraffollamento (pari a circa il 130%, tra le presenze e i posti disponibili all’interno degli istituti penitenziari) è dovuto principalmente agli elevati numeri di soggetti in custodia cautelare preventiva da un lato, e di stranieri extracomunitari che dovrebbero scontare la loro pena nei Paesi di origine.

Detto sovraffollamento, sommato alle gravissime carenze di organico del personale di polizia penitenziaria e dell’area trattamentale-amministrativo-contabile e al fallimento della sorveglianza dinamica, stanno determinando quasi quotidianamente gravissimi episodi di violenza nei confronti

del personale, l’ultimo dei quali è avvenuto di nuovo nel carcere di Matera, dove dall’inizio dell’anno si sono avute ben 5 aggressioni in danno di 14 operatori che sono dovuti ricorrere alle cure dei sanitari a seguito delle violenze subite.

Crediamo, signor Ministro, che la situazione non sia più sostenibile, e Le chiediamo una decisa inversione di rotta con l’adozione di una politica coraggiosa e responsabile, volta a riformare radicalmente la giustizia italiana, basta con le minestre riscaldate!

Per quanto sopra chiediamo che venga adeguato agli standard europei il salario del personale della giustizia, istituendo una indennità giurisdizionale per ricompensare le emergenze, che il personale quotidianamente affronta.

Cordialità

Il Coordinatore Nazionale Paola Saraceni

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