Le misure adottate dal Governo (opportune? efficaci? tardive? troppo lievi? troppo rigide?) per contrastare il pericoloso dilagare del contagio sono state ispirate da un concetto che stride fortemente con la nostra natura umana di esseri sociali: ridurre le interazioni con gli altri, eliminare i contatti ravvicinati, fisici, restare in casa, uscire solo in casi estremi e comunque da soli, mai in gruppo, non assembrarsi, rimanere tutti ad una distanza di sicurezza l’uno dall’altro.

Come sembrano lontani – concettualmente – i termini integrazione, vicinanza, accoglienza…, laddove una emergenza sanitaria senza precedenti, al fine di tutelare la nostra salute e la nostra vita, ci chiede di regredire ad esseri asociali, primitivi, solitari, ad assumere comportamenti che sembrano ispirati da un profondo egoismo ma che – viceversa – sono dettati dalla prima delle regole sociali, e cioè il rispetto dell’altro.

E proprio questa situazione surreale può suggerire una riflessione sull’enorme importanza del nostro essere nel mondo e con il mondo, non quindi come singole monadi fluttuanti nel nulla, bensì come esseri sociali, indissolubilmente legati gli uni agli altri, in una sequenza di relazioni complesse, di interazioni continue, di rapporti di ogni natura ed intensità.

L’isolamento forzato di questi giorni e la diffusa diffidenza nell’altro dovuti al propagarsi della epidemia, ci devono illuminare sul valore irrinunciabile che deve fondare i rapporti tra esseri umani: la solidarietà, la vicinanza, il soccorso in caso di necessità e di bisogno, la reciprocità, valore quest’ultimo troppo spesso dimenticato e trascurato, perché non esistono i rapporti a senso unico, bisogna dare per avere.

Vogliamo concludere evidenziando come questi valori siano quelli sui quali fondiamo la nostra azione di sindacato diverso dagli altri: l’aiuto, il supporto, il sostegno che forniamo ai nostri iscritti sono rivolti sicuramente al lavoratore ma anche e soprattutto alla donna e all’uomo, alla madre e al padre, alla figlia e al figlio, perché il lavoro è un pezzo della loro vita, importante ed essenziale, ma non è – fortunatamente – tutto il loro mondo.

DAMMI FIDUCIA

Il Coordinatore Nazionale Paola Saraceni

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