Apprendiamo, con dispiacere e sgomento, di una nuova evasione dal complesso penitenziario di Roma Rebibbia, questa volta dalla Casa di Reclusione, dove due detenuti che dovevano scontare ancora una condanna a circa 9 anni, si sono dileguati utilizzando una manichetta antincendio per calarsi dal muro di cinta.


Si tratta dell’ennesima evasione verificatasi negli ultimi anni dal penitenziario romano, ed anche in questa occasione le cause vanno ricercate da un lato nella perdurante carenza del personale di polizia penitenziaria, che non consente la programmazione del servizio di vigilanza sul muro di cinta, e dall’altro nelle gravi deficienze dei sistemi di sorveglianza, in questo caso il probabile mancato funzionamento dell’allarme anti-scavalcamento.

L’episodio, in tutta la sua gravità, va ad aggiungersi alle rivolte ormai quotidiane (con morti, devastazioni ed evasioni di massa) e alle non meno allarmanti scarcerazioni di massa di centinaia di pericolosi criminali, formalmente motivate dall’emergenza sanitaria ma che potevano e dovevano essere evitate preventivamente.

All’interno dei 189 istituti penitenziari italiani, erano presenti (al 30 aprile), 53.904 detenuti, dei quali poco più dei 2/3 (37.098) sono in espiazione di condanna definitiva, mentre esattamente 1/3 del totale dei ristretti (17.861) sono stranieri, prevalentemente provenienti da Paesi extracomunitari.

E’ di tutta evidenza che il carcere è un ordigno che non possiamo più dire “pronto ad esplodere” ma che sta già deflagrando quotidianamente, con enormi rischi per l’intera collettività: e se non siamo ancora giunti al punto di non ritorno, lo dobbiamo allo spirito di abnegazione e al senso del dovere di tutto il personale penitenziario, che opera in condizioni estreme, per non parlare della tragica scelta del  suicidio, che ancora oggi affligge il Corpo di Polizia Penitenziaria.

Non si possono più sopportare le continue aggressioni agli agenti di polizia penitenziaria che si caratterizzano come veri e propri atti di intolleranza.

 Basta guardarsi intorno per vedere cosa sta succedendo.

 E’ estremamente urgente riconsiderare la sorveglianza dinamica, i cui effetti devastanti sono riportati quotidianamente dai mass media. 

Questo sistema va completamente ripensatoe va circoscritto, limitandolo esclusivamente a quegli istituti ove i ristretti possono essere impiegati in attività lavorative, scolastiche, formative e anche sportive, al fine di evitare l’ozioso vagabondaggio all’interno dell’istituto, foriero di disordini, violenze, aggressioni e spesso anche morte, sia tra gli stessi detenuti che nei confronti del personale penitenziario.

Ma sia ben chiaro, se non si interviene con immediatezza e risolutezza, il sistema è destinato a crollare definitivamente: per questo chiediamo di prevedere, da subito, un significativo incremento degli organici del personale di polizia penitenziaria (anche ricorrendo alle graduatorie dei precedenti concorsi dove i concorrenti sono stati dichiarati idonei non vincitori), al fine di garantire in ogni istituto l’effettiva copertura di tutti i posti di servizio; parimenti, vanno aumentate le unità di personale dell’area trattamentale, contabile, informatica  amministrativa; e una diversa organizzazione della sorveglianza dinamica solo in presenza di sicurezza .

Rinnoviamo l’invito ad agire con immediatezza, perché non è più accettabile che le gravi inefficienze del sistema penitenziario ricadano in primis sul personale, soprattutto in occasione di episodi che mettono a rischio la vita delle persone o come quello dell’evasione di cui si è detto, dove al danno di dover operare in una continua emergenza, si aggiunge la grave beffa di doverne poi rispondere in via disciplinare e penale.

Lo chiediamo nell’interesse di tutti gli operatori penitenziari, dell’Amministrazione, dell’intera collettività.

 Chi ricopre incarichi decisionali in merito, deve assumersi le proprie responsabilità in toto per quanto sta succedendo e quindi intervenire immediatamente.

Non c’è più tempo!!!!

Ringraziamo per l’attenzione, e restiamo in attesa di conoscere le prossime determinazioni, che auspichiamo saranno assunte in merito.

Cordiali saluti.

IL COORDINATORE NAZIONALE

CORPO POLIZIA PENITENZIARIA

Salvatore SARDISCO

 333/1635995  – salvosardi@gmail.com