Signor Ministro, con la presente siamo a rappresentarle le nostre grandi perplessità sulla gestione dell’attuale emergenza sanitaria, con riguardo alla situazione di migliaia di lavoratori della giustizia.

Le segnalazioni che ci giungono dall’intera penisola testimoniano un disagio profondo del personale, causato innanzi tutto da un’applicazione difforme e disomogenea dei protocolli di sicurezza legati al rischio di contagio da covid-19.

A parte qualche lodevole eccezione (citiamo l’esempio virtuoso del Tribunale di Caltagirone, ove è stato attivato con successo un tavolo che riunisce tutti gli attori, per un’azione integrata, con fini informativi e preventivi), il panorama nazionale è assai desolante.

Da Roma, ci giunge notizia dell’iniziativa attivata dall’Ordine provinciale degli Avvocati che, d’intesa col Policlinico Gemelli, ha attivato un centro di effettuazione dei test antigenici rapidi gratuiti presso la tensostruttura installata (autorizzata da chi?) nel piazzale del Tribunale Penale: destinatari dell’azione sono però esclusivamente gli avvocati, mentre ne sono esclusi tutti i lavoratori che operano all’interno degli stessi uffici, come se il virus operasse in maniera selettiva, a seconda della professione esercitata dagli individui.

Ancor più grave, è quanto è stato disposto, in genere negli uffici giudiziari, nei confronti dei lavoratori fragili, quella categoria di lavoratori in condizioni tali da esporli ad un maggior rischio di contagio (art. 4, comma 4, lett. i dell’accordo), che potranno accedere alla modalità di lavoro agile “…fino a due giorni/settimana“…: una decisione che testimonia, ancora una volta, come una misura atta a tutelare la salute dei lavoratori, viene invece interpretata come una concessione, quasi una regalia, stravolgendone completamente la natura e mettendo a rischio l’incolumità degli stessi.

Crediamo che, viceversa, questa pandemia rappresenti una grande occasione per convogliare in modalità di lavoro agile, il maggior numero possibile di attività eseguibili da remoto, nello spirito della normativa del 2017 sul lavoro agile e nell’interesse attuale di evitare al massimo i contatti tra le persone, stante la crescita dei contagi, ormai fuori controllo.

Questo presuppone la fornitura al personale di p.c. portatili, così come la possibilità di accedere da remoto ai diversi applicativi su cui operare, superando i soliti laccioli della burocrazia. Ci sembra che, contrariamente allo spirito che dovrebbe ispirare le decisioni in un momento così grave, prevalgano la mentalità del controllo, laddove non pochi dirigenti abbiano lamentato “la impossibilità di controllare gli impiegati” (sic!), come se non fosse possibile misurarne le prestazioni in base alla quantità e alla qualità delle pratiche lavorate.

In tutto questo, signor Ministro, non l’abbiamo mai sentita prendere una posizione per schierarsi con quello stuolo di “fedeli servitori dello Stato” (questo lo ribadiamo noi!) che hanno assicurato e assicurano, in condizioni difficili come non mai, il funzionamento di quella macchina della giustizia di cui Lei è il primo responsabile, ma che Lei continua a dirigere da lontano, senza conoscerne i problemi reali e fondamentali.

Le chiediamo, pertanto, una maggiore presenza e una reale consapevolezza del mondo che le è stato affidato, a cominciare dalla profonda rivisitazione dei criteri di assegnazione del personale al lavoro agile, che si configura oggi come la priorità assoluta.

L’alternativa a quanto sopra esposto è la chiusura totale e lo svolgimento delle sole attività indifferibili ed urgenti, fino al superamento della pandemia.

La ringraziamo per l’attenzione, e confidiamo nelle sue prossime determinazioni nel senso da noi indicato.

Distinti saluti.

Il Coordinatore Nazionale Paola Saraceni – 347.0662930 – fsi.funzionicentrali@usaenet.org