Dalla stampa della provincia pavese1 , riportiamo: Detenuto magrebino prende a morsi gli agenti di polizia penitenziaria”. E’ successo ieri, martedì 14 marzo, nel carcere pavese di Torre del Gallo.

Pavia, 6 marzo – Ancora un’aggressione nel carcere di Torre del Gallo a Pavia. Ieri un detenuto nordafricano ha lanciato una caffettiera contro un agente di polizia penitenziaria, ferendolo alla testa. Dalla stampa regionale pugliese2 , riportiamo: Sabato 1 Aprile 2023 Un uomo detenuto nel carcere di Lecce, di nazionalità albanese, ha aggredito cinque agenti di polizia penitenziaria in servizio nella stessa struttura Giovedì 23 Marzo 2023 Un detenuto con problemi psichiatrici ha aggredito un agente penitenziario in servizio al carcere di Taranto sferrandogli un pugno e costringendolo a ricorrere alle cure del pronto soccorso. E altri due poliziotti penitenziari sono stati aggrediti da un detenuto psichiatrico nel carcere di Foggia. Dalla stampa valdostana3 , riportiamo: 4 aprile 2023 Serata di violenza all’interno del carcere di Brissogne: un detenuto psichiatrico con calci e pugni ha ferito quattro agenti di polizia penitenziaria che sono dovuti ricorrere alle cure del 1 https://www.vogheranews.it/ https://www.ilgiorno.it/

2 https://www.ilmattino.it/lecce/

3 https://www.lastampa.it/aosta

Pronto soccorso (prognosi tra i 10 e i 3 giorni). Dalla stampa bergamasca4 , riportiamo: 9 mar 2023 Bergamo Cinque agenti della polizia penitenziaria aggrediti in pochi giorni. È sempre più difficile la situazione all’interno del carcere di Bergamo, dove il sovraffollamento (ci sono 534 detenuti su 319 posti, + 167% di presenze) e la cronica carenza di personale della Penitenziaria sono sfociati in una serie di aggressioni ai danni di alcuni agenti. Ci fermiamo qui con la nostra rassegna stampa, non certo perché non vi siano più notizie relative ad episodi di violenza verificatisi nelle carceri italiane negli ultimi giorni, ma più semplicemente perché crediamo di aver illustrato a sufficienza una situazione, peraltro ben nota alle SS. LL. E’ di tutta evidenza che la situazione nei nostri istituti penitenziari è prossima al collasso, e i rischi per il personale tutto, ma soprattutto per quello del Corpo di polizia penitenziaria, non sono più sostenibili. L’adozione del regime della sorveglianza dinamica, con i detenuti aperti per gran parte della giornata, coniugata con la presenza crescente di detenuti affetti da disagio psichico, a causa della chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari e della limitatissima capacità ricettiva delle residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza, ha creato una miscela esplosiva i cui effetti sono soltanto in minima parte quelli evidenziati nella rassegna stampa che precede. Crediamo che la recentissima circolare n. 3701/6151 del 3 aprile u. s. sul tema delle aggressioni al personale, utile a delineare le linee di intervento in materia di gestione della procedura disciplinare a carico del responsabile, non possa incidere sulle cause prime del proliferare degli episodi di violenza in danno del personale, che sono di natura strutturale e riguardano, a parere della scrivente organizzazione sindacale, i punti che seguono. Innanzi tutto la sorveglianza dinamica è applicabile soltanto all’interno di istituti dove la stragrande maggioranza dei detenuti sia impegnata in attività lavorative, di formazione professionale, di istruzione, culturali, per molte ore al giorno, mentre oggi gran parte della popolazione ristretta trascorre le giornate nell’ozio più completo: non è un caso se l’ordinamento penitenziario definisce il lavoro come obbligatorio, sin dal 1975. Inoltre, le strutture dovrebbero essere all’avanguardia in merito alla dotazione di sistemi di videosorveglianza e di controllo, mentre la realtà è assai diversa quasi ovunque. In aggiunta, il sovraffollamento carcerario rende la vita dei ristretti molto più difficile, facilitando frizioni e conflitti tra loro: sommato alle pesanti carenze di organico del personale, esso rende il lavoro degli operatori estremamente difficile, stressante e pericoloso. Al riguardo, da tempo si ipotizza la stipula di accordi con alcuni Paesi di provenienza di un gran numero di condannati, per far scontare loro la condanna a casa propria: una soluzione che alleggerirebbe non poco i nostri istituti. Parallelamente, andrebbero rinforzati in modo significativo gli organici del personale penitenziario tutto, a cominciare da quello del Corpo. Crediamo che questi siano i nodi principali che vadano sciolti, al più presto: una cosa è certa, questo stato di cose non può perdurare, perché il personale è al limite, la situazione potrebbe deflagrare da un momento all’altro, con gravissime conseguenze per i lavoratori, per i ristretti, per l’intero

4 https://www.ilgiorno.it/bergamo

sistema. Per queste ragioni, questa Organizzazione sindacale, in mancanza di segnali concreti nel senso indicato, si vedrà costretta ad intraprendere azioni simboliche ed eclatanti, sempre nel pieno rispetto delle regole e della dialettica sindacale, nell’interesse primario della tutela dei diritti dei lavoratori penitenziari.

Distinti saluti.

IL COORDINATORE NAZIONALE Salvatore Sardisco Cell. 333/1635995 salvosardi@gmail.com