Signor Ministro, ancora una volta siamo qui a piangere la morte di lavoratori caduti nell’adempimento del loro dovere, all’interno di fabbriche che la normativa nazionale sulla sicurezza nei luoghi di lavoro dovrebbe viceversa rendere posti sicuri.

E invece, lunedì 3 maggio in provincia di Prato, una lavoratrice di 22 anni viene stritolata dai rulli di un orditoio, e martedì 4 maggio in provincia di Varese, un operaio di 49 anni viene schiacciato da una fresa: due giorni, due morti assurde, incomprensibili, inaccettabili, cui hanno fatto seguito nei giorni successivi, altre tragedie, con altri caduti, e purtroppo sappiamo bene che questa macabra contabilità continuerà inesorabile, senza soluzione di continuità. Non a caso abbiamo citato il d.lgs. 81/2008, perché se è vero che la normativa italiana in materia è tra le più avanzate del mondo, è altrettanto vero che la sua applicazione pratica non è stata fino ad oggi sufficiente a garantire la sicurezza dei lavoratori nelle fabbriche, nei cantieri, sulle strade. Tra le cause di questa continua strage, figura sicuramente la fortissima carenza degli organici del personale preposto ai controlli, basti pensare si è passati dai circa 5mila addetti nei servizi ispettivi delle unità sanitarie locali nel 2009, ai circa 2mila odierni; e parallelamente, sono diminuiti anche gli addetti ai controlli in forza agli ispettorati del lavoro. E’ evidente, dunque, come necessitino immediate e massicce assunzioni nei settori specifici, che in questa sede invochiamo con forza, così come vanno sviluppati percorsi formativi continui e permanenti sulla sicurezza, destinati a tutti i lavoratori, al fine di diffondere quella cultura della sicurezza che dovrebbe trovare spazio anche nei programmi della scuola dell’obbligo; va poi ribadita l’esigenza imprescindibile che in ogni azienda, di qualsiasi dimensione, vi sia un rappresentante per la sicurezza, come peraltro previsto dalla legge. Un problema centrale è che troppe imprese vedono nella sicurezza soltanto un costo, e non un dovere nei confronti dei lavoratori, a fronte del loro diritto di non morire di lavoro: al riguardo, chiediamo che vengano riconosciuti sgravi fiscali concreti alle aziende che sapranno distinguersi nella loro politica sulla sicurezza.

I fondi che saranno a breve disponibili per l’attuazione del recovery plan dovranno essere impiegati anche per accrescere la sicurezza sui posti di lavoro, in una quota parte sufficiente a stoppare una volta per tutte le morti bianche nel nostro Paese.
Le chiediamo, signor Ministro, un impegno serio e immediato in questa direzione, certi della sua condivisione su quanto rappresentato, e attendiamo un segnale concreto in questo senso.
Cordiali saluti.
Il Coordinatore Nazionale
Paola Saraceni
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