L’’allarme arriva dall’’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) e ci riguarda da vicino. Infatti, secondo i dati forniti dall’’ Organizzazione l’’ arsenico ed il fluoruro sono presenti in quantità superiori ai limiti di legge tali da far vietare l’’uso di acqua. Non a caso i sindaci di una quarantina di Comuni del Viterbese hanno dovuto prendere provvedimenti che colpiscono quasi 300mila persone, in quanto tutte le deroghe concesse per iniziare i lavori di adeguamento sono terminate con il 31 dicembre 2012. Così a gennaio sono scattate le misure per vietare l’uso dell’’acqua da bere, per cucinare, per lavarsi i denti e, per coloro con patologie cutanee, di fare la doccia.
Le conseguenze, infatti, di una esposizione prolungata di arsenico da acqua e cibo iniziano, dopo circa 5 anni, dalla pelle con cambiamenti di pigmentazione, con lesioni cutanee a mani e piedi, precorritori di cancro alla cute.
Ma sono almeno dieci anni che il problema si conosce, da quando cioè l’’Oms ha ridotto il limite dei valori di arsenico contenuti nell’’acqua potabile, da 50 a 10 milligrammi per litro. In tutte le zone d’Italia si è provveduto con interventi di de arsenificazione, il Lazio è invece l’’unica regione che non è riuscita a rientrare nei parametri, con molti interventi ancora nella fase di di procedura di gara d’appalto e con una fine lavori sicuramente ipotizzabile nel 2014.
Ovvio che l’’allarme lanciato dall’’Organizzazione Mondiale Sanitaria apre la strada alle richieste di risarcimento proposte dai cittadini che risiedono in quei comuni dove l’’acqua risulta inquinata; a noi sembra più opportuno darsi da fare e finire quanto prima gli interventi, perché la salute val meglio di un risarcimento.
a cura di Dario Nordio
Dipartimento FSI
Responsabile Vincenzo Mervoglino