Adamo Bonazzi, il Segretario Generale, appena rieletto alla guida della FSI-USAE dal congresso straordinario del 15 e 16 settembre scorso non ha perso tempo ed ha subito aperto il dossier del contratto della sanità pubblica e le scottanti questioni in esso contenute, fra cui: “la definizione delle competenze per gli Operatori Socio Sanitari e il loro passaggio dall’area tecnica a quella sanitaria”, convocando la Consulta degli OSS.

Adamo Bonazzi a tale proposito ha dichiaratoLa risposta del Comitato di settore alle nostre forti pressioni (rivolte a tutte le forze Politiche, al Ministro della Salute ed al medesimo Comitato) affinché vi fossero adeguate soluzioni per il personale OSS contenuta nell’atto di indirizzo all’Aran per il rinnovo contrattuale, infatti,  non ha del tutto convinto la FSI-USAE. L’atto di indirizzo prevede, infatti, per gli Operatori Socio Sanitari la collocazione dentro una nuova specifica area di “integrazione socio sanitaria” che sembrerebbe essere fortemente collegata al territorio e prescindere, quindi, dall’area in cui oggi l’OSS presta prevalentemente la propria opera, e cioè quella sanitaria ed ospedaliera.  Se così fosse, una tale collocazione non risolverebbe gli attuali problemi della categoria che resterebbe esclusa dai benefici e dalle indennità previste per l’area sanitaria e, in prospettiva, rischia di creare agli OSS altri problemi focalizzandone l’operatività sul territorio accanto ad altre professioni già riconosciute quali l’assistente sociale o l’educatore. Una focalizzazione di operatività professionale ed un ruolo ben diverso da quello che noi auspichiamo dentro l’equipe multidisciplinare sanitaria ed ospedaliera in cui l’OSS già opera a sostegno dei bisogni primari della salute dell’utente.  Una collocazione territoriale che – in astratto – potrebbe portare ad una differente declamazione delle competenze e, in un futuro non troppo lontano, anche problemi di tipo occupazionale per chi opera nell’attuale contesto. FSI-USAE rivendica sin dal 2005  anche mediante la presentazione di specifici progetti di legge al Parlamento italiano la definizione delle competenze ed il definitivo passaggio dall’area tecnica a quella sanitaria, con specifici percorsi di carriera. L’allargamento delle competenze professionali di questi operatori anche al territorio non può infatti prescindere dal riconoscimento del ruolo e dalla relativa ricollocazione nel sistema della classificazione del personale.” e concludendo:  chiediamo per l’OSS la collocazione nel ruolo sanitario con una sua definizione specifica per far sì che, questa figura, abbia concretezza, efficienza, efficacia, e un ruolo ben determinato sia nella sanità pubblica che in quella privata.  L’OSS – infatti – non è un aiuto infermiere ma non è nemmeno un aiuto assistente sociale: l’OSS è una professione che con propri compiti, in un ottica multidisciplinare, è parte integrante dell’equipe a sostegno dei bisogni di salute degli utenti. E su questo abbiamo le idee chiare, ma la Consulta ci aiuterà a capire  le varie problematiche connesse e le possibili soluzioni contrattuali e legislative. Bisogna essere seri e coerenti, e noi lo siamo: la nostra storia parla per noi. E vogliamo continuare così!  Non serve quindi stigmatizzare le iniziative di taluni camaleonti che ogni giorno, per campare, si inventano rivendicazioni da orbita lunare;  perché è un esercizio inutile.”

Ufficio Stampa Fsi-Usae