Nell’ambito degli incontri previsti dal G20, si è tenuta a Trieste nella prima settimana di agosto la riunione ministeriale sulla digitalizzazione, presieduta dal Ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti e dal Ministro per l’Innovazione tecnologica e la Transizione digitale Vittorio Colao.
La Presidenza Italiana ha posto al centro del dibattito il tema della trasformazione digitale delle attività produttive a favore di una crescita economica sostenibile, con un’attenzione particolare alle piccole e medie imprese, all’inclusione sociale, allo sviluppo e applicazione di tecnologie innovative ed alla digitalizzazione della pubblica amministrazione.
I Ministri hanno concordato sull’urgenza di accelerare la trasformazione digitale e di cogliere tutte le opportunità che ne derivano, preparando il campo per le sfide future e tenendo conto dei diversi livelli di sviluppo dei Paesi.
La riunione è culminata nell’approvazione di una Dichiarazione dei Ministri che indica 12 azioni da intraprendere a livello globale per accelerare la transizione digitale:
- Trasformazione digitale della produzione per una crescita sostenibile
- Utilizzare l’intelligenza artificiale basata sulla fiducia per l’inclusione delle micro, piccole e medie imprese e la promozione delle start-up
- Misurazione, pratica e impatto dell’economia digitale.
- Consapevolezza e protezione dei consumatori nell’economia digitale globale.
- Tutela dei bambini e rafforzamento delle loro competenze nell’ambiente digitale.
- Incoraggiare l’innovazione per le città intelligenti.
- Infrastrutture digitali e inclusione sociale.
- Flusso libero di dati basato sulla fiducia.
- Strumenti digitali per i servizi pubblici.
- Identità digitale.
- Regolamentazione agile.
- Trasformazione della Digital Economy Task Force nel gruppo di lavoro permanente “Digital Economy Working Group”.
Si è trattato di un evento molto importante, che ha segnato un’altra tappa di quella vera e propria rivoluzione digitale che nel prossimo futuro trasformerà profondamente il mondo del lavoro, della comunicazione, dell’economia.
Un simile cambiamento comporta inevitabilmente interrogativi e problematiche, che in questa sede proviamo ad affrontare, ipotizzando alcune possibili soluzioni.
Un tema centrale riguarda la sicurezza delle reti e delle banche dati, la riservatezza delle comunicazioni, tutti rischi che all’interno della pubblica amministrazione sono aumentati negli anni, a causa di una politica che attraverso la concessione di appalti e subappalti ha esternalizzato la gestione dei sistemi operativi ad una miriade di società informatiche, operando così la frammentazione delle reti che, per la maggior parte, non dialogano tra di loro: l’esempio delle aziende sanitarie resta il più eclatante, trattandosi di 97 Asl e 99 aziende ospedaliere autonome (grandi ospedali, policlinici e Irccs). In ogni caso le Regioni sono andate in ordine sparso: dalle “mega Asl” cittadine, all’Asl unica regionale.
Nelle ultime settimane si sono verificati diversi attacchi hacker, quelli di cui siamo venuti a conoscenza sono quelli della Regione Lazio e della Regione Toscana, dove sembra siano stati distrutti molti dati epidemiologici. Più grave quello della Regione Lazio, senza precedenti in Italia, che è partito da una postazione aperta di un dipendente ed ha messo a rischio la riservatezza dei dati sensibili dei residenti, bloccando il portale per le prenotazioni del vaccino per diversi giorni e causando notevoli ritardi nel rilascio del Green Pass.
Possiamo solo immaginare cosa è successo e potrà succedere nei 7914 Comuni italiani gestiti per lo più da privati.
E’ indispensabile, nella logica della rivoluzione digitale in atto, tornare a centralizzare i sistemi della pubblica amministrazione, al fine di aumentarne l’efficienza e garantirne la sicurezza dai sempre più frequenti attacchi di pirateria informatica che oggi possono mettere facilmente in ginocchio pezzi importanti dello Stato.
Al riguardo, evidenziamo che gli investimenti resi possibili dall’erogazione dei fondi europei del Recovery Plan dovranno servire a potenziare massicciamente gli organici del personale informatico a tutti i livelli, prevedendo assunzioni con contratti a tempo indeterminato, finalizzate a garantire il cambio di passo della P. A. Viceversa, nella recente riforma della giustizia, l’assunzione di personale informatico è stata prevista per pochissimi anni, con contratti a tempo determinato, ricalcando
Si è trattato di un evento molto importante, che ha segnato un’altra tappa di quella vera e propria rivoluzione digitale che nel prossimo futuro trasformerà profondamente il mondo del lavoro, della comunicazione, dell’economia.
Un simile cambiamento comporta inevitabilmente interrogativi e problematiche, che in questa sede proviamo ad affrontare, ipotizzando alcune possibili soluzioni.
Un tema centrale riguarda la sicurezza delle reti e delle banche dati, la riservatezza delle comunicazioni, tutti rischi che all’interno della pubblica amministrazione sono aumentati negli anni, a causa di una politica che attraverso la concessione di appalti e subappalti ha esternalizzato la gestione dei sistemi operativi ad una miriade di società informatiche, operando così la frammentazione delle reti che, per la maggior parte, non dialogano tra di loro: l’esempio delle aziende sanitarie resta il più eclatante, trattandosi di 97 Asl e 99 aziende ospedaliere autonome (grandi ospedali, policlinici e Irccs). In ogni caso le Regioni sono andate in ordine sparso: dalle “mega Asl” cittadine, all’Asl unica regionale.
Nelle ultime settimane si sono verificati diversi attacchi hacker, quelli di cui siamo venuti a conoscenza sono quelli della Regione Lazio e della Regione Toscana, dove sembra siano stati distrutti molti dati epidemiologici. Più grave quello della Regione Lazio, senza precedenti in Italia, che è partito da una postazione aperta di un dipendente ed ha messo a rischio la riservatezza dei dati sensibili dei residenti, bloccando il portale per le prenotazioni del vaccino per diversi giorni e causando notevoli ritardi nel rilascio del Green Pass.
Possiamo solo immaginare cosa è successo e potrà succedere nei 7914 Comuni italiani gestiti per lo più da privati.
E’ indispensabile, nella logica della rivoluzione digitale in atto, tornare a centralizzare i sistemi della pubblica amministrazione, al fine di aumentarne l’efficienza e garantirne la sicurezza dai sempre più frequenti attacchi di pirateria informatica che oggi possono mettere facilmente in ginocchio pezzi importanti dello Stato.
Al riguardo, evidenziamo che gli investimenti resi possibili dall’erogazione dei fondi europei del Recovery Plan dovranno servire a potenziare massicciamente gli organici del personale informatico a tutti i livelli, prevedendo assunzioni con contratti a tempo indeterminato, finalizzate a garantire il cambio di passo della P. A. Viceversa, nella recente riforma della giustizia, l’assunzione di personale informatico è stata prevista per pochissimi anni, con contratti a tempo determinato, ricalcando ancora una volta la logica della consulenza, mirata a risolvere le problematiche e le emergenze per un limitato periodo di tempo: una logica che appare diametralmente opposta alle reali esigenze della macchina pubblica che, per decollare definitivamente, necessita di un cambiamento strutturale dei suoi assetti organizzativi, anche mediante l’immissione di forza lavoro incardinata stabilmente al suo interno.
Vogliamo poi sottolineare un altro aspetto che riguarda la rivoluzione digitale, e che potremo definire di etica della comunicazione.
Oggi, la diffusione in tempo reale delle notizie attraverso i media ed i social networks, crea con sempre maggiore frequenza, una grande confusione tra fatti e notizie da un lato, ed opinioni, interpretazioni, racconti degli stessi, fino ad arrivare a profonde distorsioni che culminano con le ormai celeberrime fake news, quelle notizie assolutamente prive di fondamento che vengono diffuse a livello globale per approssimazione e superficialità, ma anche molte volte in modo fraudolento e consapevole, per precise finalità.
Ancor più grave è poi il fenomeno dei cc. dd. odiatori (haters) che trincerandosi dietro l’anonimato garantito dall’utilizzo della tastiera di un p.c., lanciano vere e proprie campagne diffamatorie e di odio contro chicchessia, istigando non di rado alla violenza più estrema.
Crediamo che al riguardo si ponga l’esigenza di una nuova etica della comunicazione da parte degli Enti preposti, oltre a campagne educative nei confronti dei più giovani.
In conclusione, allo Stato ed alle sue istituzioni che comunicano con i cittadini, vogliamo raccomandare un utilizzo consapevole, corretto ed onesto dei dati ufficiali in loro possesso, perché la comunicazione di dati parziali, camuffati, male aggregati, può ingenerare confusione e insicurezza nei cittadini, come i recenti casi relativi ai dati sanitari connessi alla pandemia hanno largamente dimostrato.
Il Coordinatore Nazionale per le Funzioni Centrali Paola Saraceni