Bonazzi (FSI-USAE): “siamo ancora convinti che il nostro attuale sistema sanitario soffra di una deospedalizzazione forzata e forzosa che ha lasciato dei buchi organizzativi che neanche il sistema disegnato dal DM 77 sarà in grado di compensare”

In 15 giorni dovrebbe essere presentato un decreto per intervenire concretamente sui tempi delle liste d’attesa dei pazienti: è questo il punto centrale del discorso del ministro della Salute Orazio Schillaci alla conferenza programmatica di Fratelli d’Italia a Pescara, nel panel dedicato a “Saluti, diritti e libertà”.

Il ministro Schillaci ha difeso l’operato del Governo sulla salvaguardia del SSN, rigettando le accuse di “privatizzazione” del Servizio e ribadendo l’importanza di investire e valorizzare i pronto soccorso, auspicando una medicina territoriale efficace e funzionante.

Il discorso è poi arrivato al nodo centrale, cioè la presentazione del decreto sul taglio delle liste d’attesa. Secondo l’Istat, infatti, 3 milioni di italiani arrivano a rinunciare alle cure a causa dell’allungarsi dei tempi, dovuti alle lunghe liste d’attesa e al numero di esami e test in continuo aumento.

Colpa della “medicina difensiva”
La cosiddetta “medicina difensiva”, cioè la paura di ricevere cause da parte dei pazienti a fronte degli interventi sanitari, spinge molti medici a prescrivere un numero di test e di visite sempre maggiore, costringendo però chi ha bisogno di cure immediate dentro lunghe liste d’attesa. Queste richieste mediche, spesso non necessarie realmente, per il ministro Schillaci arrivano a pesare almeno del 20% sulle prescrizioni complessive. Un numero molto elevato che è possibile tagliare completamente.

Intervenire sull’appropriatezza prescrittiva
Necessario allora, secondo il ministro, intervenire sull’appropriatezza prescrittiva, riducendo il numero, inutilmente alto, delle ricette da parte di medici di famiglia e specialisti, uno spreco il cui costo totale ad oggi è sui 10 miliardi di euro annui.

Sarà condizione vincolante per il medico indicare nella ricetta il quesito diagnostico legato alla prestazione (secondo lo standard internazionale Icd-9-cm), così da poter tracciare le prestazioni per le aree diagnostiche grazie ai dati già raccolti, ma spesso incompleti.

Sulla base del bacino di pazienti di ogni medico prescrittore si calcolerà il numero di ricette potenzialmente attese: qualora si superasse l’ideale quota di prescrizioni standard, ogni Regione potrà intervenire in una determinata area, arrivando a raggiungere anche il singolo medico per capire le ragioni dell’eccessivo numero di ricette emesse, raddrizzando l’anomalia prescrittiva.

Niente sanzioni e conferma scudo penale
Non sono comunque, al momento, previste sanzioni per chi sta prescrivendo un numero eccessivo di ricette ed esami. Si tratta per adesso di lavorare a delle linee guida, stabilite dall’Istituto Superiore della Sanità insieme alle società scientifiche di ogni area terapeutica, indicando ai medici le “buone pratiche” da seguire, per garantire più certezze ai medici sulle giuste prescrizioni di esami e terapie.
Sempre per supportare il lavoro dei medici, verrà confermato lo scudo penale, inizialmente previsto solo per il 2024, messo in piedi dal Governo proprio per tutelare i professionisti dalle paure legate alla “medicina difensiva”.

Attività intramoenia
Si valuta di intervenire anche sul piano dell’offerta lavorativa. Tra le proposte messe sul tavolo, c’è la possibilità di permettere agli ospedali di far lavorare i propri medici anche in libera professione, permettendo alle ASL di comprare pacchetti di prestazioni Intramoenia ai propri camici bianchi al fine di garantire l’aumento delle prestazioni e abbattere i tempi d’attesa.

Le ASL avranno quindi risorse per pagare gli straordinari di medici e infermieri con l’Agenas, l’Agenzia dei servizi sanitari regionali, che monitorerà i tempi d’attesa di ogni ospedale, operando come una regia centrale dove controllare quali e quante prestazioni occorrano.

Così facendo l’attività Intramoenia garantirebbe ai medici, finite le loro 8 ore di lavoro standard, di essere ingaggiati direttamente dall’ospedale, piuttosto che dal cittadino come accade oggi.

Sblocco del tetto di spesa
Al vaglio anche la possibilità di superare per gradi il tetto di spesa sul personale, che al momento limita le assunzioni delle Regioni nella Sanità a quanto speso nel 2004 meno l’1,4%.
Nel decreto che, come ribadito dal ministro Schillaci, sarà presentato entro due settimane, dovrebbe entrare dunque il primo step di questo superamento di soglia, che garantirebbe nuove assunzioni per il Sistema Sanitario Nazionale.

Il commento del Segretario Generale FSI-USAE
A seguito delle dichiarazioni fatte dal ministro Schillaci, il Segretario Generale di FSI-USAE Adamo Bonazzi ha rilasciato la seguente dichiarazione:

“È un bene e ci fa piacere che il CdM licenzi il piano per le riduzioni delle liste di attesa che sono un oggettivo problema per i cittadini. Siamo consci che la medicina difensiva ha allargato a dismisura la spesa sanitaria rendendo di suo corta la coperta, ma siamo ancora convinti che il nostro attuale sistema sanitario soffre di una deospedalizzazione forzata e forzosa che ha lasciato dei buchi organizzativi che neanche il sistema disegnato dal DM 77 sarà in grado di compensare. Nel nostro paese, così diverso e frastagliato, i piccoli ospedali erano necessari. Purtroppo, alle volte, anche a voler fare del bene si rischia di fare male e nel mettere delle toppe si rischia di strappare del tutto i pantaloni. Sono sicuro che nessuno oggi lo desidera, ma noi non vorremmo proprio che il nostro SSN facesse la medesima fine.”

Ufficio Stampa FSI-USAE