Al Ministro dell’Interno Matteo Salvini

Gentile Ministro,

con la presente vogliamo rivolgerLe il nostro benvenuto ed augurarLe un proficuo lavoro nel Suo nuovo delicato incarico di responsabile del Viminale.
Nel presentarci, vogliamo evidenziare che siamo un Sindacato indipendente ed europeo, nel senso che crediamo fermamente nel progetto Europa, nato oltre mezzo secolo fa con l’Italia protagonista; nondimeno, sappiamo anche essere molto critici quando l’Unione palesa le sue inefficienze ed i suoi errori o quando, come troppo spesso è accaduto, contrasta gli interessi italiani a vantaggio soltanto di alcuni tra i partner.
Non Le nascondiamo di aver condiviso la sua presa di posizione sulla vicenda della nave Aquarius, avendone colto il senso di messaggio chiaro all’Europa, che nulla ha avuto a che fare con la tutela della sicurezza dei passeggeri di quella imbarcazione, come chiaramente dimostra il fatto che sono state impiegate anche unità della nostra Marina Militare per accompagnarli nel porto di Valencia, resosi disponibile per l’intervento del neo Presidente spagnolo.
L’Italia si è sobbarcata fino ad oggi l’onere di accogliere oltre 600mila migranti in fuga dall’Africa e dal medio Oriente, fornendo a tutti soccorso, ricovero, cibo, ospitalità: le vergognose e strumentali accuse mosse da alcuni Paesi (Francia in primis) a margine della vicenda Aquarius non hanno alcun fondamento, se non quello di nascondere una politica (quella si) del rifiuto, come gli episodi Ventimiglia stanno a dimostrare.
Crediamo che sia giunta l’ora di porre fine alle crociate demagogiche secondo cui tutti vanno accolti e ospitati, fondate su un malinteso senso di finta solidarietà che serve solo ad arricchire i trafficanti di esseri umani che gestiscono questi viaggi della speranza (ma quale speranza?), le varie ong e cooperative che di questi traffici vivono e lucrano e la criminalità organizzata che recluta questi disperati come bassa manovalanza per un piatto di riso.
E’ di tutta evidenza che l’accoglienza può e deve riguardare esclusivamente i rifugiati politici, chi scappa da guerre, persecuzioni, genocidi,… e non può estendersi ai cc. dd. migranti economici, per un motivo molto semplice: gli abitanti dell’intera Africa sono oltre 1,25 miliardi, con in testa Paesi quali la Nigeria (190 milioni), l’Etiopia (105 milioni), l’Egitto (97 milioni), il Congo (83 milioni) e via di seguito.(1)
Questo significa che se anche solo il 10% degli africani migrasse in Europa in cerca di migliori condizioni di vita, avremmo un flusso di 125 milioni di persone, a fronte di una popolazione di circa 740 milioni di europei, che significherebbe un incremento di oltre il 16% della popolazione, un carico assolutamente insostenibile in termini si risorse, di lavoro ma anche di delicati equilibri socio-culturali; e da questo semplice conteggio abbiamo escluso il flusso proveniente dal medio Oriente (con i drammi di Siria ed Iraq in primis) ma anche da Paesi più lontani, quali India, Pakistan, Bangla Desh, anch’essi ampiamente presenti nel nostro Paese.
E’ chiaro che la soluzione alla povertà deve essere trovata in quegli stessi Paesi, creando opportunità di crescita e di sviluppo, garantendo così a quelle popolazioni di rimanere a casa loro, senza scegliere le rotte della disperazione.
La presenza importante di stranieri in Italia, la stragrande maggioranza dei quali non è in grado di sostenersi economicamente, determina un sovraffollamento all’interno dei nostri istituti penitenziari: non intendiamo certo sostenere l’equazione immigrazione = criminalità, ma è un dato di fatto che a fronte di una presenza di 58.569 ristretti, ben 19.929 sono stranieri, cioè 1 su 3; tra questi, gli extracomunitari sono la maggioranza, provenienti principalmente dal nord Africa (circa 7000 in totale da Marocco, Tunisia, Algeria, Libia, Egitto) e dall’Africa equatoriale (oltre 3000). (2)
Se si considera che la capienza dei nostri istituti penitenziari è calcolata in 50.569(3) posti disponibili , è facile, calcolare come l’elevato indice di sovraffollamento (pari al 16%) si azzererebbe se questi soggetti fossero mandati a scontare la pena nei loro Paesi di origine sulla scorta di accordi da prendere con questi.
Crediamo fermamente, signor Ministro, che l’Italia abbia cominciato a farsi sentire e debba continuare in tal senso, pretendendo da tutti i partner europei la partecipazione alla risoluzione di questo enorme problema: se infatti i richiedenti asilo, i rifugiati, i perseguitati saranno distribuiti sull’intero continente, probabilmente il carico sarà sostenibile per ogni Paese, e l’Italia dovrà preoccuparsi di collocare quelli già presenti, senza ulteriori accessi, considerato l’alto numero di arrivi degli ultimi anni.
Tutti quelli che non avranno diritto allo status di rifugiato, dovranno rientrare nei loro Paesi, dove sarà compito dell’alta politica internazionale creare condizioni di vita più decenti: l’Italia non può e non deve diventare l’ultima spiaggia per milioni di disperati, vittime di politiche coloniali secolari delle quali l’Italia è stata l’ultima dei responsabili, come ben ci insegna la Storia, quella che molti politici demagoghi di oggi fingono di non conoscere, o forse la ignorano per davvero.
In questo senso, le chiediamo di inaugurare una nuova politica del personale, volta all’assunzione di nuove unità ed alla valorizzazione di quelle presenti, sia nella fila della polizia di Stato che tra gli impiegati e i funzionari del comparto funzioni centrali, al fine di potenziare l’intero apparato e rendere possibile l’adozione delle misure di cui si è detto.
La ringraziamo per l’attenzione, e restiamo a disposizione per ogni confronto che riterrà opportuno instaurare con la scrivente.

1.I dati sono presenti sul sito www.indexmundi.com e sono aggiornati al 1 luglio 2017

2. Fonte: Dipartimento Amministrazione Penitenziaria - Sezione statistica (dati al 31 maggio 2018)
3. Ibidem

Il Coordinatore Nazionale
Paola Saraceni
347.0662930