Egregio Signor Ministro,

gli eventi di cronaca nera che in questi ultimi anni vedono con sempre maggiore frequenza protagonisti i giovani e i giovanissimi (non di rado minori), pongono dei grossi interrogativi ai quali occorre dare una risposta ferma ed immediata, in termini innanzi tutto di prevenzione.

I percorsi educativi e formativi dei giovani di ogni età necessitano, a nostro parere, di importanti modifiche ed integrazioni: non ci vogliamo sostituire agli esperti del settore, ma l’escalation negativa di questi tempi ci suggerisce alcune riflessioni.

Sappiamo benissimo quanto sia decisivo il messaggio educativo veicolato dalla famiglia di ogni giovane, e che dunque alla scuola va imputata solo una parte delle responsabilità connesse all’attuale allarmante scenario del mondo giovanile.

Chiarito questo, crediamo che la scuola, sin dal livello primario delle elementari e via via a seguire con le scuole medie inferiori e superiori, debba farsi carico di formare i cittadini del domani, educandoli al senso civico e di responsabilità, ai valori dell’onestà e dell’altruismo, al rispetto dell’altro, soprattutto se diverso o più debole e vulnerabile.

Non possono bastare gli insegnamenti, pure essenziali, delle diverse materie di studio, la formazione culturale, intesa nel senso autentico del termine, passa per questi insegnamenti che i maestri/professori devono trasmettere, anche e soprattutto come testimonianza di vita e non come mere nozioni, nella loro funzione primaria di educatori, presupposto essenziale per chi svolge questo lavoro straordinario, che riveste per certi versi il carattere di una missione.

E aggiungiamo che se i genitori possono non essere attrezzati per instaurare questo rapporto educativo (e spesso purtroppo è così, per carenze di tipo personale, caratteriale, culturale…), ciò non è ammissibile tra gli educatori di professione, tra i quali siamo sicuri sono presenti queste caratteristiche, ma probabilmente non sempre questo è sufficiente a strutturare in modo adeguato la personalità degli adolescenti, forse a causa di quelle problematiche familiari cui si faceva cenno sopra.

Non chiediamo e non possiamo pretendere che la scuola si sostituisca alla famiglia, sarebbe ingiusto e sbagliato: però crediamo che una maggiore focalizzazione su questi aspetti si ponga ormai come indispensabile, in termini di formazione professionale continua del personale docente da un lato e di una profonda rivisitazione dei programmi scolastici dall’altro.

Siamo quindi a chiedere una riforma in tal senso, nella convinzione che essa potrà costituire il punto di partenza per determinare un futuro diverso per le nuove generazioni.

Il Coordinatore Nazionale

 Paola Saraceni

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