Signor Ministro, con la presente vogliamo esternare la nostra grande preoccupazione per la situazione in cui versa la Giustizia ed indicare quelle che sono, a nostro parere, alcune possibili soluzioni.


Siamo ben consapevoli delle pesanti ricadute che i ritardi del sistema giustizia determina sui diritti fondamentali degli individui, ed anche sul tessuto socio-economico, ma siamo certi – per esperienza sul campo – che l’obiettivo di ridurre i ritardi della giustizia civile e penale non sia raggiungibile senza un radicale ripensamento del ruolo del personale giudiziario: non solo in termini quantitativi, adeguando gli organici del personale giudiziario al volume di attività sempre crescenti, ma – e soprattutto – in termini qualitativi e motivazionali. Come è noto: anche la più bella e tempestiva sentenza non esiste senza un cancelliere che la pubblichi, la notifichi e la renda disponibile per l’utenza. Non serve a nulla potenziare flussi informatici, programmi e procedure, assumere nuovi magistrati, se non si investe – prima e in misura incisiva – su chi deve completare l’attività di progettazione del prodotto giustizia!

Chiediamo, pertanto, che oltre alle necessarie assunzioni – il cui percorso è stato timidamente avviato (anche se con modalità di selezione non particolarmente idonee ad assicurare competenza ed esperienza, soprattutto per il profilo apicale di direttore), occorrerà procedere alla ridefinizione degli attuali profili professionali del personale giudiziario, in conseguenza delle profonde innovazioni procedurali e tecnologiche a cui è oggi chiamato.

Occorre rivedere il salario, con l’istituzione di nuovi strumenti e il riconoscimento dell’indennità di ausilio alla Giurisdizione in aggiunta a quella esistente, equivalente a quella percepita dall’Agenzia delle Dogane sia per compensare i carichi di lavoro e le responsabilità del personale giudiziario, sia per colmare il divario con i livelli stipendiali degli altri dipendenti giudiziari europei, sia per mantenere un appeal dell’amministrazione della giustizia nei confronti dei giovani, giovani che, assunti negli ultimi recenti concorsi, hanno in buona percentuale abbandonato l’incarico perché vincitori di concorsi in altre P.A. con condizioni di reddito e di lavoro migliori.

Non è più rinviabile il pieno riconoscimento, giuridico prima ancora che economico, del ruolo apicale e di grande responsabilità della qualifica di direttore amministrativo – già “funzionario di cancelleria – carriera direttiva”, che deve trovare una propria autonoma collocazione rispetto a quella del “direttore” introdotta nel 2017, destinata ai profili inferiori in sede di progressione verticale. I direttori amministrativi in servizio da oltre 25 anni, la cui esperienza, preparazione e abnegazione hanno consentito la funzionalità degli uffici, nonostante il blocco delle assunzioni e delle retribuzioni, meritano un percorso professionale adeguato.

Occorre con urgenza, inoltre, un nuovo assetto organizzativo, che sollevi i Magistrati dai compiti non legati all’attività processuale   e preveda la creazione dell’area quadri, al fine di garantire il collegamento funzionale tra dirigenti e impiegati. Collegamento che, di fatto, viene effettuato spontaneamente dai Direttori, ma non riconosciuto nel Pubblico Impiego come, avviene nel privato.

Segnaliamo inoltre, la necessità di scorrimento della graduatoria generale della selezione per la qualifica di funzionario giudiziario, ex articolo 21 quater della legge 132/2015.

In merito agli investimenti sulla tecnologia, chiediamo che il completamento dell’informatizzazione e dei programmi relativi all’intero iter processuale avvenga con la partecipazione del personale che tali programmi dovrà utilizzare: troppo spesso i programmi sono utilizzati dai dipendenti senza aver ricevuto alcuna adeguata formazione, e senza che ne siano state testate in modo adeguato le ripercussioni sulle restanti procedure e ricadute in termini di efficienza.  E’ indispensabile inoltre prevedere un software per la verbalizzazione automatica per il cancelliere in udienza, la fornitura di reti ad alta velocità e server ad alta capacità per il funzionamento dei programmi e la trasmissione degli atti.

Si evidenza da ultimo, ma non meno importante, il richiamo sugli investimenti necessari per l’edilizia giudiziaria, al fine di adeguarla alle necessità organizzative, alla normativa sulla sicurezza e salute nei luoghi di lavoro, con particolare riferimento a quelli più fatiscenti.

In questa ottica, auspichiamo “l’uniformità dei criteri di azione che regolano tutto il personale della Giustizia” quale la mobilità e la necessità del rispetto della normativa relativa alla prevenzione del rischio di contagio da Covid -19. Confidiamoo nella condivisione di quanto sopra esposto e Le auguriamo buon lavoro.

Il Coordinatore Nazionale

  per le Funzioni Centrali

     F.to Paola Saraceni