Ancora un incontro non conclusivo per le Funzioni Centrali. Si allontana la firma dei Contratti delle PP.AA.
L’Aran, nell’ultimo incontro ha presentato una nuova proposta per riscrivere l’ordinamento professionale (lo sviluppo delle carriere) dei lavoratori. Se dovesse passare, per i dipendenti, arriveranno degli scatti economici ogni due o tre anni, in base alle competenze e alle professionalità maturate.

Le modifiche all’orizzonte contrattuale non sono però sostanziali, infatti, nel testo in cui vengono anticipate le novità che si cerca di introdurre “il maggior grado di competenza professionale progressivamente acquisito dai dipendenti nello svolgimento delle funzioni” potrebbe essere premiato tramite i “differenziali stipendiali” e prende forma una vera e propria suddivisione gerarchica dei dipendenti pubblici in quattro classi: si parte dal basso con gli operatori, fino a salire verso gli assistenti, i funzionari e le cosiddette “alte professionalità”, ultimo gradino che costituirà il nuovo tetto del comparto e che sarà, stante l’attuale mancanza di nuovi finanziamenti, anche il gradino che schiaccerà verso il basso i lavoratori inquadrati nelle altre “categorie” (che ora verranno chiamate “aree”) sulla scala stipendiale.

In pratica cambiano i nomi ma non la sostanza. Le categorie diventano “aree” e le posizioni economiche orizzontali, le cosiddette fasce retributive, diventeranno “differenziali stipendiali” ma il meccanismo di base resta quello e anche gli stipendi, anche se con una miserrima rivalutazione.

Il trucco per dire che gli aumenti saranno più corposi, sarà quello di inserire, sopra (all’apice del comparto), con discrete retribuzioni, ex novo la nuova area delle “alte professionalità” che però sarà pressoché vuota. Per quanto riguarda l’accesso alle “alte professionalità” (secondo anticipazioni ufficiose) sarà necessaria una laurea magistrale, accompagnata, di norma, da un periodo pluriennale di esperienza lavorativa in funzioni specialistiche e/o di responsabilità che possono anche richiedere l’iscrizione ad albi professionali.
Gli aumenti legati al merito (differenziali stipendiali) dovranno essere finanziati con i fondi delle amministrazioni. Fondi che sono stati recentemente sbloccati dal decreto sul reclutamento, dopo che per anni sono restati inchiodati per legge ai valori del 2016.

Per ogni amministrazione, però, ci sarà solo un tot massimo di “differenziali stipendiali” da assegnare. Per poter accedere all’aumento definito “differenziale stipendiale”, bisognerà candidarsi a una procedura selettiva e non aver avuto nessuna valutazione negativa negli ultimi tre anni. Solo chi ha maturato più competenze e ha avuto i giudizi migliori negli ultimi anni potrà accedere all’aumento. In realtà è previsto una sorta di “correttivo” per l’anzianità. Perché non si potrà concorrere ogni anno ai differenziali stipendiali ma solo ogni tre anni. In caso di passaggio alla classe successiva i differenziali decadranno (ad eccezione di quelli che contribuiscono a non creare una diminuzione di stipendio rispetto al periodo precedente lo scatto), mentre eventuali “promozioni” precedenti saranno inserite nella voce “salario di professionalità” (pure questo destinato comunque a decadere col passaggio al nuovo grado).

Insomma gli ostacoli sembrano ancora molti e l’orizzonte che si intravede non ci lascia ben sperare anche se la conclusione del cammino sembra ancora lontana anche per quello che nelle intenzioni del Governo sarebbe il contratto pilota. Quello che una volta chiuso dovrebbe fare da riferimento a cui tutti gli altri comparti.

Noi lo diciamo subito, questa è una operazione gattopardesca (si cambi tutto per non cambiare nulla) non è una riclassificazione seria e non risolve i problemi economici dei lavoratori interessati. Soprattutto non è una operazione ripetibile in un comparto come quello della sanità dove i professionisti laureati iscritti agli albi già esistono e sono in un numero cospicuo. Ma nemmeno nelle Funzioni Locali dove il rispettivo comitato di settore ha appena varato la direttiva per il rinnovo contrattuale.

Ufficio stampa FSI-USAE