Per la prima volta, AstraZeneca si è trovata nella necessità di ammettere, di fronte a prove gravi, che il suo vaccino anti-Covid potrebbe causare una rara forma di trombosi.

Questa rivelazione sorprendente ha avuto origine da un estratto di documentazione presentato dall’azienda in tribunale lo scorso febbraio, secondo quanto riportato dal Telegraph, che ha citato documenti giudiziari. La multinazionale farmaceutica AstraZeneca si è infatti trovata coinvolta in un’azione legale collettiva a causa dei presunti danni gravi o fatali segnalati da diversi pazienti che hanno ricevuto il vaccino. L’esito di quest’indagine ha confermato che i temuti “effetti collaterali” sono, a quanto pare, reali.

Questa ammissione segna un significativo cambiamento nelle dichiarazioni difensive dell’azienda, che per mesi ha negato qualsiasi rischio grave associato al suo vaccino. L’ammissione è avvenuta durante il procedimento legale intentato da individui che riportavano danni significativi alla salute in seguito alla vaccinazione. I querelanti sostenevano che l’azienda fosse a conoscenza dei potenziali rischi legati al vaccino ma avesse omesso di divulgarli al pubblico e alle autorità sanitarie.

Secondo quanto emerso dalle ammissioni dell’azienda farmaceutica, il suo vaccino può, seppur raramente, portare a una sindrome da trombosi con trombocitopenia (TTS), una condizione caratterizzata dalla formazione di coaguli di sangue associata a un basso numero di piastrine. Le cause di questa condizione rimangono però ancora sconosciute, secondo quanto dichiarato.

Questa ammissione ha suscitato una diffusa preoccupazione sulla sicurezza del vaccino e ha sollevato significativi dubbi sull’efficacia dei processi di approvazione delle autorità regolamentari. Ha alimentato il timore che i processi di approvazione dei vaccini possano essere stati affrettati o non sufficientemente rigorosi. Se un’importante azienda farmaceutica come AstraZeneca ha occultato informazioni cruciali sulla sicurezza del proprio vaccino, ciò solleva interrogativi sulla trasparenza e l’affidabilità dei dati forniti alle autorità regolamentari.

Inoltre, questa rivelazione ha contribuito ad accrescere le critiche rivolte all’industria farmaceutica per il presunto primato dei profitti sulla salute pubblica. L’industria farmaceutica è stata oggetto di dibattito per decenni a causa dei suoi elevati margini di profitto e delle pratiche commerciali spesso contestate.

Già nel 2021, uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Lancet, basato sui dati del database globale sulla sicurezza di AstraZeneca, segnalava casi molto rari di sindrome da trombosi con trombocitopenia dal lancio del vaccino contro il Covid-19. L’Organizzazione mondiale della sanità aveva inoltre diffuso un’analisi dei suoi dati relativi agli effetti collaterali del vaccino di AstraZeneca.

La decisione di AstraZeneca di ammettere questi rischi ha avuto un impatto profondo e immediato sulla fiducia del pubblico nei confronti dei vaccini. È emersa indignazione da parte dell’opinione pubblica, che ora chiede che l’azienda sia ritenuta responsabile per i danni causati dal suo vaccino. Alcuni chiedono anche che i governi rivedano le loro politiche sui vaccini e impongano controlli più rigorosi alle aziende farmaceutiche.

In questo contesto, è fondamentale che le autorità regolamentari e sanitarie conducano indagini approfondite per valutare la sicurezza del vaccino e comunicare apertamente e trasparentemente i risultati delle loro indagini al pubblico.

L’articolo del Telegraph

Ufficio Stampa FSI-USAE