Il congedo parentale è un periodo di astensione dal lavoro concesso ai genitori lavoratori fino ai 12 anni del bambino o della bambina e per il quale è riconosciuta un’indennità da calcolare in base allo stipendio percepito. Negli ultimi anni la materia è stata riformata perché nel 2022 il governo ha recepito la direttiva Ue sulla conciliazione vita/lavoro. E le ultime due manovre hanno introdotto novità dal punto di vista della somma riconosciuta ai beneficiari.
Il congedo parentale spetta a genitori lavoratori dipendenti, pubblici e privati. Sono esclusi unicamente i genitori: con rapporto di lavoro cessato o sospeso; lavoratori domestici; lavoratori a domicilio. Il congedo va ai genitori in costanza di rapporto di lavoro per un periodo complessivo di massimo 10 mesi, elevabili a 11 nel caso in cui il padre si astenga dal lavoro per un periodo, continuativo o frazionato, di almeno 3 mesi. I periodi di congedo parentale possono essere fruiti dai genitori anche contemporaneamente.
Dal 2024, il congedo parentale cambia. L’ultima manovra ha stabilito che i neogenitori potranno avere i primi due mesi indennizzati all’80% . Una circolare dell’Inps (la n. 4 del 05.01.24) ha chiarito l’introduzione dell’innalzamento per il secondo mese di congedo parentale (che si può chiedere fino ai sei anni di età del figlio o dall’entrata del minore in famiglia) dal 30% al 60% della retribuzione, ma che sarà all’80% solo per il 2024.
Nel 2022 è stato aumentato l’arco temporale entro il quale i genitori possono richiedere il congedo. E la fruizione dell’indennità è stata estesa di tre mesi. Si tratta di una tutela aggiuntiva rispetto al periodo di congedo di maternità e paternità, che prevede un’indennità dopo la presentazione dell’apposita domanda all’Inps.
La Legge di Bilancio 2023 ha introdotto la maggiorazione dell’indennità per uno solo dei mesi indennizzabili tra i due genitori, per cui l’indennità passa dal 30 all’80%.