Gentile Giorgia, con questa frase, attribuita a San Francesco, Lei ha mirabilmente sintetizzato il cammino, suo personale e quello del partito da Lei diretto, che è riuscito, grazie a uno straordinario lavoro svolto con impegno e passione, a crescere esponenzialmente in pochi anni nel consenso degli Italiani, fino a diventare il primo partito del Paese, raccogliendo più di un voto ogni quattro elettori. E per questo straordinario successo, che immaginiamo Le aprirà le porte di Palazzo Chigi in qualità di prima donna Presidente del Consiglio nella storia del nostro Paese, vogliamo esprimerle le nostre felicitazioni ed augurarle un lungo e proficuo lavoro. Vogliamo solo accennare all’importanza del voto come diritto fondamentale di ogni cittadino in una democrazia compiuta, diritto che le donne hanno peraltro conquistato soltanto nel 1946, con grande ritardo nel nostro Paese: il 25 settembre scorso bastava allungare lo sguardo fuori dai nostri confini, per scorgere le negazioni più abbiette di questo diritto, sia nel Donbass, dove il popolo votava un’annessione farsa sotto la minaccia delle armi, o in Iran, dove le donne vengono perseguitate e perfino uccise soltanto perché accusate di violare la Sharia, la legge islamica, magari perché indossano il velo in un modo ritenuto non ortodosso. Davanti a questi veri e propri orrori, ci sentiamo ancor più orgogliosi e fieri della nostra democrazia che, anche se imperfetta, ci consente di esercitare i nostri diritti fondamentali: al riguardo, ci piace illustrarle brevemente alcune nostre proposte finalizzate ad una migliore fruizione dei diritti fondamentali da parte di tutti i cittadini, in primis le donne. L’attuale crisi economica, con l’impennata dei prezzi che sta mettendo in ginocchio milioni di famiglie ed imprese, sta evidenziando alcune gravi lacune del nostro Stato sociale: il peso maggiore di questa situazione ricade sulle donne, considerati i molti ruoli da loro ricoperti all’interno della nostra società. In termini di occupazione, tra uomini e donne esiste ancora un enorme divario a favore della popolazione maschile (circa il 18%); inoltre, occorre considerare che le lavoratrici madri di figli minori devono conciliare i tempi di lavoro con la cura e l’educazione dei figli, (spesso avuti in età avanzata a causa dei lunghi tempi necessari a trovare un impiego) e che difficilmente potrebbero essere seguiti dai nonni, ormai costretti a lavorare fino ai 67 anni ed oltre per via delle riforme peggiorative dei trattamenti pensionistici; l’alternativa, per queste madri con figli piccoli, potrebbero essere asili gratuiti e scuole pubbliche a tempo pieno in numero sufficiente per tutti.

Non di rado poi, le donne lavoratrici con figli minori devono prendersi cura dei genitori, anziani e malati, che lo Stato sociale non è in grado di assistere: l’alternativa sarebbe ancora una volta una struttura privata, troppo costosa per la maggioranza delle famiglie. Ci si chiede poi in quali condizioni queste donne, costrette a lavorare fino in tarda età, gravate delle incombenze di cui si è detto, possano affrontare la loro vecchiaia e godersi il meritato riposo dopo una vita di duro lavoro, in casa e fuori di essa. E’ dunque evidente come le donne siano il motore trainante di questa nostra società, e siano allo stesso tempo meno protette e tutelate degli uomini, soprattutto nel mondo del lavoro. Ciò comporta che esse, molto più difficilmente degli uomini possano cogliere le occasioni professionali e di carriera, almeno fino a quando questo modello di società non verrà superato. Ma per realizzare questo cambiamento, per certi versi epocale, è indispensabile che i servizi pubblici cui si è fatto riferimento sopra si rendano immediatamente disponibili, in modo strutturale, per non penalizzare oltremodo le donne nelle loro aspirazioni professionali e di carriera. Il maggiore spazio che le donne dovranno trovare nel mondo del lavoro dipendente, delle libere professioni, della politica attiva, è direttamente proporzionale allo sviluppo futuro delle reti di servizi per l’infanzia, la terza età, nella sanità, nella scuola: questo dovrà rappresentare sicuramente un obiettivo prioritario della politica del Governo che si insedierà prossimamente, e in questa direzione andranno le nostre richieste ai futuri responsabili della politica nazionale, insieme con il nostro impegno per la loro piena realizzazione.