Salvatore Orifici (CNPSTRP): il problema non è il numero di ispettori, ma la carenza di competenze di chi deve applicare le disposizioni.

Salvatore Orifici, portavoce del Coordinamento Nazionale delle Professioni Sanitarie Tecniche della Riabilitazione e della Prevenzione (CNPSTRP) della FSI USAE, è intervento il 12 aprile alla diretta social de “Il Confronto”, intervistato da Chiara Ombelli, esponendo le preoccupazioni del coordinamento riguardo l’attuale condizione della sicurezza sul lavoro in Italia.

Commentando la tragedia di Suviana, con l’esplosione della centrale idroelettrica di Bargi che ha causato la morte di 7 lavoratori, Orifici sottolinea come il tema della sicurezza sul lavoro sia oggi quanto mai attuale e centrale.

La proposta della Ministra del Lavoro e delle Politiche Sociali Marina Elvira Calderone di attuare nuove assunzioni nell’Ispettorato Nazionale del Lavoro non si pone – per Orifici – come una soluzione idonea ad un problema che è strutturale.

Sottolineando come, in ogni caso, la tragedia di Suviana al momento sia ancora un mistero e sembri ricadere su un errore umano, pressoché imprevedibile, il sempre auspicato aumento del numero di ispettori e di controlli non comporta di per sé un aumento proporzionale della sicurezza sul lavoro.

Anzi – continua Orifici – la situazione italiana per quel che concerne l’impianto normativo sulla sicurezza sul lavoro è solido e ben strutturato. Il legislatore ha addirittura introdotto delle sanzioni accessorie, appesantendo il carico verso i datori di lavoro.

Il problema però starebbe a monte, cioè nella carente qualificazione dei soggetti preposti alla sicurezza: conseguentemente al Decreto Legge 146 del 2001, poi convertito in legge nello stesso anno, ci si è trovati di fronte a un sistema spaccato in due, dove invece di venire incontro in maniera adeguata al datore di lavoro, si è – di fatto – abbassata l’asticella della sicurezza.

Permettendo al datore di lavoro di assumere in proprio il ruolo di responsabile del servizio di prevenzione e protezione, assumendo in prima persona l’importante funzione di valutazione dei rischi e di redazione dei documenti, gli si è dato un onere che non è capace di svolgere appieno, mancando una preparazione e una formazione fondamentale, che non può essere sostituita da corsi di poche ore.

La soluzione – per Orifici – sta nell’individuazione e nell’assunzione di figure professionali specializzate e deputate a gestire tutti gli aspetti riguardanti la sicurezza sul lavoro.

Non è l’apparato normativo ad essere inefficace, quanto piuttosto è la parte applicativa ad essere carente: non servono più ispettori per i controlli ( che sono ovviamente incompatibili con il ruolo di consulenza ai datori di lavoro) ma più competenze a disposizione dei soggetti che devono svolgere attività di prevenzione.

Quello che potrebbe mancare oggi, infatti, è una adeguata assistenza della pubblica amministrazione alle imprese in fase ricognitiva dei rischi e nell’attuazione pratica delle misure di prevenzione. E soggetti professionalmente preparati, non tanto dal punto di vista formale quanto in quello sostanziale, che vadano ad occupare le posizioni di preposti nelle aziende.

Servirebbe insomma da una parte una sorta di agenzia regionale per la sicurezza che fornisca la consulenza alle aziende e dall’altra l’individuazione di una figura professionale specifica, munita di un percorso formativo ed un titolo professionale ad hoc, per la gestione della sicurezza e dei rischi nelle aziende.

Dobbiamo poi considerare che l’Italia – conclude Orifici – viaggia a due velocità tra Nord e Sud, con discrepanze pesanti: essenziale diventa allora uniformare le attività sul territorio, cercando di essere presenti in modo eguale in tutte le realtà lavorative del territorio nazionale.

Ufficio Stampa FSI-USAE