Il Governo è al lavoro sulle nuove misure contro i “furbetti” del Reddito di Cittadinanza: ecco tutte le ipotesi.

Fra poco più di un mese inizierà l’attivazione del primo dei due assegni di sostegno alle famiglie in difficoltà, istituiti dal Governo Meloni.

Ma il Governo è al lavoro sulla possibilità di creare una barriera per l’accesso immediato a chi ha ricevuto il vecchio sussidio, in modo indebito.

Ecco tutte le possibili misure del Governo.

Misure contro furbetti del Reddito di Cittadinanza: ecco quali sono

Da settembre sarà attivo lo strumento di attivazione al lavoro (Sda), ovvero un contributo di 350 euro, per massimo un anno, dedicato agli “occupabili” del Reddito. Dovrebbero riceverlo circa 500mila cittadini, rimasti “orfani” del Reddito di Cittadinanza.

Da gennaio 2024, invece, arriverà l’Assegno d’Inclusione, pensato per i nuclei familiari in difficoltà, con a carico disabili, minori o over 60. L’assegno sarà di 500 euro al mese, per 18 mesi e potrà essere rinnovato.

Per queste due nuove misure, la Ministra del Lavoro Elvira Calderone vuole introdurre un blocco delle domande per chi, pur avendo tutti i requisiti, ha commesso infrazioni di vario genere, ai tempi del Reddito di Cittadinanza.

La stretta sarebbe per chi ha compiuto frodi negli ultimi 18 mesi.

Per questo, si vuole modificare il Decreto lavoro, emanato lo scorso primo maggio, per introdurre controlli preventivi, che possano impedire l’inoltro delle domande da parte di coloro che hanno commesso irregolarità col Reddito di Cittadinanza.

Ad esempio, chi commette frodi, come la mancata presentazione della Dichiarazione sostitutiva unica (Dsu), necessaria per l’Isee, rischia la decadenza del Reddito, ma anche il carcere e la restituzione dei contributi indebitamente percepiti.

Saranno colpiti anche gli illeciti “minori”, come la mancata presentazione del documento di disponibilità immediata al lavoro, il rifiuto di sottoscrivere il Patto per il lavoro, la mancata partecipazione ai corsi di formazione professionale, la non accettazione di un’offerta congrua di lavoro e l’aver svolto prestazioni lavorative in nero.