Al Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede

Gentile Ministro,
Le scriviamo in merito ad un problema che si sta rivelando ogni giorno più grave e che assume ormai le caratteristiche di una vera e propria emergenza.
Ci riferiamo alla criminalità giovanile, in particolare quella che coinvolge i minori, in costante crescita per numero di reati commessi e per la efferatezza degli stessi.
Crediamo che in Italia ci si trovi in una situazione assai critica anche a causa della normativa, il codice penale minorile del 1988, orientato al recupero del minore più che alla sua punizione, criterio sicuramente condivisibile in linea generale, ma che a parere di chi scrive si è spinto troppo oltre sulla frontiera del perdonismo, generando quasi una sorta di impunità negli autori di reati, anche gravissimi.

Il Sistema informativo dei Servizi minorili (SISM) del Ministero della Giustizia fornisce i seguenti dati sulle presenze all’interno dei Servizi minorili al 15 febbraio 2018 dei minori (14-18 anni) e dei giovani adulti (18-25 anni, ma con la commissione del reato prima del compimento del 18° anno di età):

Numero di minori presenti nei Servizi residenziali
Centri di prima accoglienza 5
Istituti penali per i minorenni 466
Comunità ministeriali 20
Comunità private 999

Totale 1.490

Numero dei minori in carico agli Uffici di servizio sociale per i minorenni
In messa alla prova 2.330
In misura alternativa, sostitutiva, di sicurezza, cautelare
(prescrizioni e permanenza in casa) 435
In Comunità per misura diversa dalle precedenti 385
Negli istituti penali per minori 428
Nei centri di prima accoglienza 3
Per indagini sociali e progetti trattamentali 4.289
In altra situazione 5.476
Totale soggetti in carico 13.346
Frequentanti i Centri diurni polifunzionali 105

Se è vero che la prevenzione della delinquenza minorile deve passare per la famiglia, per la scuola, intese come agenzie formative che devono proporre modelli di convivenza civile e di legalità, di fronte alla violenza pura, fine a se stessa, alla crudeltà che mostra la mancanza assoluta di valori come l’empatia o la pietà, la Giustizia, e quindi lo Stato, deve poter dare una risposta anche severa, punitiva, anche nel rispetto delle troppe vittime dei reati, specialmente quelli più efferati rivolti contro la persona.
Ma soprattutto, serve una risposta che riesca a responsabilizzare, anche attraverso la espiazione di una pena detentiva, il giovane reo: naturalmente, gli istituti minorili dovranno essere sempre di più luoghi di rieducazione e riabilitazione, dove il lavoro, la scuola, la formazione professionale devono coinvolgere tutti, in maniera totalizzante. In questa direzione, chiediamo l’abrogazione della norma che ha incluso in quegli istituti i ragazzi fino ai 25 anni, creando pericolose dinamiche di influenze e proselitismo da parte di questi nei confronti dei minori.
In conclusione, chiediamo una profonda revisione del codice penale minorile del 1988, per rispondere in maniera adeguata a questa preoccupante escalation della violenza minorile, non lasciando il carcere come misura estrema e residuale: ma un carcere che funzioni, a cominciare dall’adeguamento degli organici delle figure professionali che vi lavorano oggi gravemente carenti, per rendere possibile la realizzazione di quei percorsi rieducativi previsti dalla normativa, che nei casi più gravi devono necessariamente realizzarsi intramoenia.
La ringraziamo per l’attenzione, in attesa di un Suo gradito riscontro.

Il Coordinatore Nazionale
Paola Saraceni
347.0662930