La sanità è al centro dell’agenda di Governo tanto che il ministro della Salute Orazio Schillaci interviene: “Sul tema, cruciale, delle liste d’attesa ci abbiamo messo la faccia. È un problema che si trascina da decenni e a cui vogliamo dare risposte concrete attraverso un piano che interviene su diversi aspetti e a breve sarà messo in campo” ha detto, e continuando “c’è già stato un intervento nell’ultima manovra per tagliare le liste d’attesa, ritengo che ce ne sarà un altro in tempi rapidi. C’è stata un’azione molto positiva del ministro Zangrillo sulle farmacie, che rientra nell’azione per una sanità di prossimità per impedire che si ingolfino gli ospedali. Poi bisogna lavorare molto sulla prevenzione e fare un nuovo piano sanitario e riformare il settore.”

Gli fa eco il vicepremier Antonio Tajani: “La salute resta per Forza Italia una priorità” e giovedì lo aveva confermato anche Giorgia Meloni: “La sanità e l’abbattimento delle liste di attesa sono una priorità del Governo”.

Intanto dalla Conferenza delle Regioni è arrivato un aut aut al Governo, se non avverrà un cambio di rotta sui finanziamenti alla sanità, 1,2 miliardi, tagliati dal decreto Pnrr. “Siamo pronti a rivolgerci alla Corte costituzionale” ha ribadito ieri il presidente della Toscana Eugenio Giani . “Non possiamo accettare la risposta, da parte del Governo che i fondi tagliati dal Pnrr saranno rimessi attraverso le risorse del cosiddetto articolo 20, un programma di investimenti specifici sull’edilizia sanitaria e l’ammodernamento tecnologico. Nella sostanza si tratta di un taglio e di spostare dalla corsia di sorpasso alla corsia di emergenza fondi consolidati che erano stati destinati alla sanità e deviati all’improvviso verso altre funzioni. La scelta di adire la Corte costituzione è condivisa anche da tutti i presidenti, anche di Regioni di centrodestra ugualmente preoccupati, e quindi non può essere etichettata come una politica. Spero che il governo dia una risposta costruttiva”.

La questione dei finanziamenti alla sanità è al centro di uno scontro tra il Governo e le Regioni. Vediamo quali sono i punti chiave:

  • Fondi per la messa in sicurezza degli ospedali: Gli 1,2 miliardi di euro destinati alla sicurezza sismica degli ospedali sono previsti dal Piano nazionale complementare (una versione italiana del Piano europeo) del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Questi fondi sono oggetto di controversia tra le Regioni e il Governo.
  • Soluzione proposta dal Governo: Il decreto PNRR ha introdotto una misura che definanzia i fondi per la sicurezza sismica degli ospedali. In alternativa, si propone di attingere alle risorse non ancora impiegate del Fondo ordinario per l’edilizia ospedaliera, noto come Fondo articolo 20. Questo fondo, creato nel 1988, ha l’obiettivo di finanziare l’edilizia ospedaliera e risulta ancora disponibile per circa 2,2 miliardi di euro.
  • Protesta delle Regioni: Le Regioni chiedono il ritiro della misura che taglia i fondi per la sicurezza sismica delle strutture ospedaliere. Si tratta di circa 200 interventi che riguardano la messa in sicurezza di ospedali spesso molto fatiscenti.
  • Risorse residue: Secondo il Governo, le risorse residue del Fondo articolo 20 possono essere utilizzate per coprire lo spostamento dei fondi dal PNRR, mantenendo gli interventi previsti.

Al centro del piano del Governo per l’abbattimento delle liste d’attesa figurano l’abolizione del tetto di spesa alle Regioni per le assunzioni, definito da Schillaci “un vincolo anacronistico” e l’indennità di specificità per tutti gli operatori sanitari, un incentivo volto a “migliorare le buste paga” in cui sarebbe inoltre previsto “l’aumento della tariffa oraria per medici e infermieri per le prestazioni aggiuntive”. Nel piano anche un intervento sui Cup regionali volto a includere nell’offerta tutte le prestazioni disponibili, sia pubbliche che private convenzionate.

Il problema delle liste d’attesa – infatti- emerge chiaramente anche dai dati parziali, dei report e delle varie indagini. La metà delle visite o degli esami diagnostici classificati come ‘urgenti’, da erogare entro le 72 ore dalla prescrizione del medico, secondo l’ultimo rapporto Agenas-Fondazione The Bridge, vengono effettuate oltre il limite massimo.

Il confronto con il primo semestre 2019 individua da parte di tutte le Regioni – tranne che per la Toscana nell’ambito delle visite di controllo – delle criticità nel ristabilire i volumi di prestazioni antecedenti la pandemia.

Ufficio stampa FSI-USAE