Il ministro Marianna Madia, responsabile della Pubblica Amministrazione, in un convegno all’università di Modena e Reggio E. (Giurisprudenza) annuncia che sono una decina i decreti delegati che saranno approvati dal CdM già prima di natale e che, presto, sarà più semplice licenziare gli statali assenteisti cosiddetti ‘seriali’, quelli cioè che si ammalano ogni lunedì mattina, o quelli che un determinato giorno dell’anno disertano in massa con giustificazioni varie.
Le nuove norme sul lavoro pubblico sono per il momento ancora un cantiere. La riforma della Pubblica amministrazione targata Madia (il provvedimento contiene 14 importanti deleghe legislative: dirigenza pubblica, riorganizzazione dell’amministrazione statale centrale e periferica, digitalizzazione della PA, semplificazione del procedimenti amministrativi, razionalizzazione e controllo delle società partecipate, anticorruzione e trasparenza) prevede che per attuare questa parte della delega, il governo abbia a disposizione 18 mesi. Il focus definitivo, dunque, non ci sarà prima della prossima primavera. Ma su alcuni spezzoni della riforma, invece, Palazzo Chigi ha deciso di accelerare. Secondo la Ministra i decreti pronti per essere approvati sono una decina. Una buona parte, ha annunciato ieri lo stesso ministro Madia, saranno approvati dal consiglio dei ministri prima di Natale.
Dovrebbero riguardare i seguenti provvedimenti: lo sblocca burocrazia, che taglierà del 50% i tempi di autorizzazione per le opere strategiche. La riforma delle partecipate pubbliche, che saranno ridotte da 8 mila a meno di 3 mila. La riforma dei servizi locali, il codice dell’amministrazione digitale con l’arrivo del Pin unico per il cittadino. E poi il taglio delle Camere di commercio, l’accorpamento della Guardia forestale nel corpo dei Carabinieri, il decreto per rendere trasparenti tutti gli atti della pubblica amministrazione, la semplificazione della conferenza dei servizi, il provvedimento sui porti e un testo sulla dirigenza medica.
E subito dopo quello che modificherà le norme introdotte dalla riforma Brunetta. Con le norme attuali, infatti, il licenziamento per scarso rendimento deve sostanzialmente avere due caratteristiche: essere legato ad una valutazione biennale delle prestazioni del lavoratore e avere un profilo soggettivo. Insomma, oltre a non avere una prestazione soddisfacente, il lavoratore deve aver violato qualche norma legislativa o contrattuale. E, finora, anche se lo scorso anno sono stati messi alla porta per questioni disciplinari 220 dipendenti, il governo intende modificare le norme sui licenziamenti per scarso rendimento, già introdotte dalla riforma Brunetta anche nel pubblico impiego, inasprendole.
Le assenze anomale, quelle reiterate o di massa, verranno esplicitamente indicate come “colpa” da valutare ai fini del licenziamento e inoltre verrà semplificata la procedura.
All’interno delle norme che disciplinano i « procedimenti disciplinari nel testo unico sul pubblico impiego, noi abbiamo un focus specifico sulle assenze particolari, le assenze reiterate, le assenze di massa, in modo che le norme, che già ci sono anche nel nostro ordinamento, siano norme non teoriche ma che si concretizzano se il dipendente sbaglia» ha detto il Ministro.
L’idea che starebbe maturando, sarebbe quella di affidare tutti i poteri disciplinari agli ispettorati interni alle amministrazioni. La procedura dovrebbe essere attivata dai dirigenti (chi non lo fa subirebbe delle sanzioni), e tutto l’iter disciplinare dovrebbe concludersi in tempi certi, al massimo cento giorni. E da indiscrezioni sembra proprio che le modifiche alla Brunetta non riguarderanno solo i licenziamenti; nei provvedimenti, anche se il ministro non ha  espressamente una delega per modificare i contenuti del 165/2001 in tal senso, ma solo quella di aggiornare il TU, sembra entreranno anche delle modifiche che incideranno non poco sulle vicende contrattuali.