Nel corso della trasmissione Tgcom24 del 5 luglio u.s. è stato approfondito il tema dello smart working nella P.A. e dei relativi risultati positivi raggiunti.

Dagli interventi dei diversi interlocutori, è emerso l’orientamento unanime che, nel prossimo futuro e cioè a partire dal 1° gennaio 2021, il 60%dei dipendenti pubblici, dovrebbe lavorare in smart working, previo monitoraggio nella fase di organizzazione.

Moltissime amministrazioni hanno revocato i provvedimenti di smart working, con largo anticipo sulla fine dell’emergenza sanitaria, che ne aveva motivato l’adozione.

Infatti, sebbene la modalità di lavoro agile sia stata prevista sin dal 2017, in moltissimi casi la stessa è stata interpretata soltanto in funzione della prevenzione del rischio di contagio tra i lavoratori e non viceversa per quello che realmente è, e cioè la modalità futura del lavoro nella pubblica amministrazione.

Crediamo che tale miope visione sia figlia dell’incapacità di una parte della dirigenza pubblica inadeguata a compiere quel salto di mentalità necessario a comprendere che la prestazione lavorativa di un pubblico dipendente va misurata sulla base degli obiettivi prefissati e dei risultati ottenuti e non utilizzando il parametro della mera presenza sul posto di lavoro, che, da solo, non è garanzia di efficienza.

D’altra parte, sono stati sempre messi in discussione sia la modalità di valutazione della singola prestazione lavorativa nella P. A. che il criterio cui si è fatto quasi sempre riferimento (vedi ad esempio l’attribuzione del premio di produttività. Modalità e criterio asettici in quanto basati sulle presenze, che liberano chi valuta da ogni responsabilità e lo mette al riparo da reclami e ricorsi di varia natura. Le statistiche ufficiali hanno parlato addirittura di un aumento della produttività nel periodo di lockdown, quando i pubblici dipendenti che hanno lavorato in modalità agile hanno toccato picchi del 70% e, in alcune realtà, fino al 90%.

Crediamo sia ora di finirla con la demagogia dello statale fannullone, rigurgitata per l’occasione dal solito Ichino, mentre è evidente come i dipendenti pubblici abbiano garantito il funzionamento dei servizi in un periodo altamente critico, evitando di penalizzare ulteriormente i cittadini già sottoposti ad una prova durissima.

Ricordiamo come, specialmente le donne in smart working, si siano trovate a fare più lavori contemporaneamente, accudendo e seguendo i figli nello studio (le scuole erano chiuse, ricordiamolo), gestendo e governando la casa, la spesa, insieme con i doveri dell’ufficio che si sono dilatati nell’arco dell’intera giornata, molto spesso senza soluzione di continuità.

Siamo, pertanto, a chiedere a voi Signori Ministri, certi della vostra autorevole condivisione, di dettare, in relazione all’applicazione dello smart working, delle linee guida uniformi per il territorio nazionale, alle quali i singoli uffici devono attenersi, riconoscendo nel lavoro agile il futuro lavorativo della P.A.

Ringraziamo per la cortese attenzione, e restiamo in attesa di conoscere le determinazioni che saranno assunte nel merito di quanto rappresentato.

Cordiali saluti.                                                                                    

Il Coordinatore Nazionale        

Paola Saraceni

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