Uno dei capitoli più importanti all’interno del PNRR riguarda le risorse stanziate per la transizione
digitale, che rappresenta un cambiamento epocale per la Pubblica Amministrazione e il suo
rapporto con i cittadini.
In realtà il processo di digitalizzazione della P. A. è partito da alcuni anni, ma ha avuto uno sviluppo alquanto difforme, non solo tra le diverse amministrazioni, ma anche all’interno della stessa amministrazione: basti pensare alla giustizia, dove l’esigenza impellente di accorciare i tempi dell’iter processuale, attraverso la sua digitalizzazione, è stata realizzata a “macchia di leopardo”, con alcuni uffici molto avanti ed altri, viceversa, dove tale innovazione non è neanche partita.

Se la digitalizzazione dei servizi e delle procedure si pone ormai come una esigenza ineludibile, nell’ottica di velocizzare e ottimizzare i servizi resi al cittadino, nondimeno questa profonda innovazione porta con sé qualche criticità, soprattutto con riferimento ai giovanissimi ed agli anziani spesso indispensabili per potervi accedere: si pensi all’utilizzo dell’identità digitale (spid) o ai complicati percorsi vocali telefonici, che dovrebbero guidare verso la soluzione di un problema, ma che spesso invece naufragano nel nulla, lasciando l’utente impotente ed insoddisfatto, senza la possibilità di parlare con un operatore.

Crediamo che in questo ultimo esempio sia presente una delle grandi criticità di questa transizione digitale: il cittadino comune, magari anziano o comunque poco attrezzato per maneggiare questi nuovi sistemi, necessiterebbe di un contatto diretto, con una persona e non con una macchina, per poter rappresentare le proprie difficoltà, alla ricerca di una soluzione.

E quando parliamo di capacità di ascolto, di empatia, pensiamo a caratteristiche proprie della donna, come predisposizione verso l’altro, all’aiuto, alla comprensione: caratteristiche che una digitalizzazione estrema rischia di escludere del tutto dalla nostra società, con ricadute pesantissime sugli individui, i più fragili in particolare.

Crediamo che il patrimonio, tutto al femminile, di quelle che possiamo tranquillamente definire come delle vere e proprie virtù, non debba andare disperso in nome di un progresso tecnologico, sicuramente necessario, ma che deve rimanere al servizio dell’essere umano, e non divenire il suo padrone, imponendogli regole e comportamenti.

Servirà sempre chi, dall’altra parte del telefono o di uno sportello, sarà in grado di comprendere, di mettersi nei panni dell’altro, di ascoltare: e siamo convinti che nessuno meglio di una donna, consapevole della propria femminilità, sia in grado di sostenere questo ruolo essenziale all’interno della nostra società.

Buon 8 marzo.

La Segreteria Generale