Ai Ministri competenti

 

Signor Presidente del Consiglio, Signori Vice Presidenti,

Signor Ministro,

 

apprendiamo con profonda amarezza che la legge di bilancio per il 2019, approvata sul filo di lana alla fine dello scorso anno, contiene l’ennesimo affronto in danno dei pubblici dipendenti.

Infatti, al di là del cambiamento tanto promesso e decantato da questo Governo, assistiamo ad un film già visto in passato, sotto la guida di Governi di centro-destra e di centro-sinistra.

Ancora una volta i pubblici dipendenti fungono da bancomat per il Governo, che sulla loro pelle e nelle loro tasche fa cassa, tentando di far quadrare i conti in modo maldestro ed iniquo.

La previsione di 20 euro lordi medi di aumento in sede di rinnovo del contratto del pubblico impiego rappresenta una vera e propria elemosina, specialmente tenuto conto che il precedente rinnovo – giunto dopo quasi dieci anni di blocco – ha previsto incrementi altrettanto risibili e vergognosi.

Come se questo non bastasse, la manovra finanziaria ha previsto il blocco delle assunzioni fino a novembre, impedendo il processo ormai non più rimandabile di ricambio generazionale all’interno di una pubblica amministrazione tra le più anziane dell’intera Europa.

Peraltro tale blocco del turn over, unito ai prossimi pensionamenti che risulteranno sicuramente incrementati dalla previsione della quota 100, acuirà la già gravissima carenza all’interno degli organici, con il concreto rischio di creare in moltissimi uffici (come nel caso di quelli giudiziari) la totale paralisi delle attività.

E tanto per non farci mancare niente, all’interno di una norma che diversamente avremmo accolto con favore – la possibilità appunto di andare in pensione raggiunta la quota 100 come somma dell’età anagrafica e degli anni coperti da contribuzione – apprendiamo che i dipendenti pubblici dovranno comunque attendere 6,7, anche 8 anni prima di vedersi RESTITUIRE (perché di restituzione si tratta) i propri soldi trattenuti dallo Stato durante l’intera vita lavorativa (il t.f.s.).

Allora ci sorge un dubbio, più che legittimo: non sarà che le risorse che avrebbero dovuto essere destinate al rinnovo del contratto dei pubblici dipendenti sono finite in qualche altro calderone, ad esempio nel reddito di cittadinanza previsto anche a favore delle migliaia di stranieri che sono approdati nel nostro Paese?

Se questo Governo voleva farsi dei nemici, ebbene sappia che sono oltre 3 milioni i lavoratori vittime di questo ennesimo inganno, che non sono disposti a tollerare oltre: e se tra loro molti avevano creduto nel cambiamento promesso in campagna elettorale da tante sirene ammalianti, oggi si scontrano con la triste considerazione che il vero cambiamento è che nulla è cambiato.

Vogliamo solo evidenziare, in conclusione, come la miopia di una politica che invece che valorizzare e rilanciare la macchina pubblica, motore essenziale di ogni democrazia avanzata (Germania, Francia, Regno Unito, Olanda, Paesi Scandinavi docet), umilia e affossa i suoi lavoratori, non porta da nessuna parte; viceversa, rappresenta il tragico segnale di un arretramento e di una involuzione che danneggerà l’intero Paese, non solo i pubblici dipendenti ma anche tutti i cittadini fruitori dei servizi erogati dalla Pubblica Amministrazione.

Chiediamo pertanto una immediata e repentina inversione di tendenza, tesa a restituire diritti e dignità ai pubblici dipendenti, sbloccando il congelamento delle assunzioni, prevedendo aumenti dignitosi ed in linea con gli standard europei, garantendo tempi rapidi per l’accredito del trattamento di fine servizio ai lavoratori che sceglieranno di accedere al trattamento pensionistico.

Distinti saluti.

Il Coordinatore Nazionale
Paola Saraceni
347.0662930