Dopo l’incontro del 20 marzo, sono riprese all’Aran le trattative sul rinnovo del CCNL Sanità per il triennio 2022-2024, riguardanti 581mila dipendenti del settore sanità.

Oggetto di dibattito della riunione sono state le disposizioni sulle relazioni sindacali e sull’ordinamento professionale.

Nella riunione il Presidente dell’Aran, Antonio Naddeo, ha prima di tutto sottolineato l’importanza del supporto e della collaborazione che c’è tra l’Aran e il Comitato di settore delle Regioni, guidato dal Presidente Marco Alparone, nonché del sostegno dei Ministri Zangrillo (Funzione Pubblica) e Schillaci (Salute).

Il Presidente Naddeo ha poi ribadito l’importanza del dialogo con i sindacati, il cui ruolo è centrale per arrivare a una firma definitiva del rinnovo contrattuale, per arrivare a soluzioni idonee a tutte le parti coinvolte al fine di raggiungere un accordo soddisfacente per tutti.

Il Presidente ha quindi anticipato alcune delle cifre riguardante le risorse complessive del contratto.

Si tratterebbe infatti di una somma pari a circa 1,5 miliardi di euro, a cui vanno aggiunti 140 milioni di risorse extra per indennità di pronto soccorso.

Queste cifre saranno l’oggetto d’argomento del prossimo incontro, previsto per il 7 maggio, dove si porrà attenzione verso il sistema degli incarichi e lo stanziamento economico per il rinnovo.

Le disposizioni economiche illustrate dal Presidente, in riferimento ai dipendenti del settore sanità, hanno suscitato reazioni diverse, accomunate dal sentimento di insoddisfazione per le risorse messe in campo, ritenute insufficienti per far fronte alle richieste del settore, che vanno dall’indennità di specificità ai nuovi anticipi, fortemente ridimensionate.

“Per gli anticipi – ha sostenuto il Presidente dell’Aran – sono stati erogati 742 milioni, per indennità vacanza contrattuale (Ivc) e maggiorazione Ivc. Quindi si possono dedurre le risorse a disposizione del contratto, cioè 759 milioni, a cui si aggiungono i 140 milioni del pronto soccorso. Poco più del 50%”.

Gli anticipi, infatti, secondo il Presidente “saranno inglobati negli aumenti stipendiali solo dal contratto, sostituendo in pratica quelli che una volta erano arretrati. È bene ricordare che il contratto potrebbe anche indicare una destinazione diversa rispetto alla voce stipendio”.

Ma delle cifre messe sul tavolo durante la riunione, 1,5 miliardi , circa 1 miliardo sarebbe già stato impegnato con il decreto Anticipi di fine 2023 per l’anticipo delle remunerazioni che il nuovo contratto dovrà prevedere e portare a regime.

Nel concreto, invece, si tratterebbe dunque di circa 500 milioni con cui affrontare tutte le specifiche esigenze contrattuali: dalle indennità di specificità ai notturni, festivi e le pronta disponibilità, con il risultato che, gli aumenti effettivi prevedibili sarebbero intorno i 50 euro lordi mensili. Cioè un terzo dei 150 ipotizzati, una vera frustrazione per le aspettative dei lavoratori.

Con riferimento alle trattative odierne, il Segretario Generale di FSI-USAE, Adamo Bonazzi, ha dichiarato: “FSI-USAE sostiene da tempo che l’Aran è diventata, per i lavoratori della Sanità, come una scarpa troppo stretta: puoi camminare in qualsiasi modo ma alla fine i piedi ti faranno comunque male. Ma in ogni caso questo non è il solo problema. Le altre organizzazioni al tavolo o non capiscono proprio la strategia della parte pubblica o sono bellamente complici. Prima hanno costruito un contratto che non ha dato alcuna soddisfazione ai lavoratori a cui si applica, né dal punto di vista economico né dal punto di vista normativo, ed ora non hanno la forza e forse nemmeno la voglia di combattere per dare ai lavoratori del comparto della sanità nemmeno il recupero della svalutazione che nel periodo c’è stata.”

Ufficio Stampa FSI-USAE