Al Ministro della Giustizia Andrea Orlando, al Presidente del Parlamento Europeo Antonio Tajani

Con profonda amarezza e meraviglia, la scrivente O.S. apprende che i lavoratori “sfruttati” per ben sette anni dall’Amministrazione che Lei rappresenta con il progetto “Uffici del Processo”, oggi si trovino in una assurda situazione di sbarramento. Sembrano quasi non esistere nel suo disegno di organizzazione e sistemazione dell’attività lavorativa dei suoi Uffici.  E’ sotto gli occhi di tutti l’arrancare e la carenza di personale delle strutture giudiziarie eppure, nonostante la scrivente abbia più volte richiamato la Sua attenzione su questa situazione, Lei continua ad ignorare quei lavoratori rispetto ai quali la stessa Unione Europea ha investito in termini economici e il Suo dicastero ha formato e utilizzato nello stesso tempo. Tant’è che oggi ci troviamo davanti a figure professionali non solo all’altezza di svolgere un lavoro molto delicato accanto ai Magistrati, ma anche trasversalmente nell’ambito della Pubblica Amministrazione.

Signor Ministro, è il momento di prendere atto che si trova davanti a figure professionali complete, capaci di svolgere attività giudiziarie ma anche flessibili professionalmente ad altri lavori amministrativi, in quanto a tal fine sono state formate. La domanda nasce spontanea perché o per quale non comprensibile criterio/motivazione Lei, o il suo entourage tecnico, ha deciso di dispendere un patrimonio lavorativo al cui livello di formazione e qualità di lavorativa ci sono voluti sette anni?  Addirittura acquisire, presso il Ministero della Giustizia, che è uno degli uffici della P.A. più sensibile sia per dati che per contenuti, personale proveniente da altre amministrazioni e che non hanno alcuna preparazione inerente e speculare.

Signor Ministro, la scrivente preferisce immaginare che Lei non sia al corrente di quanto sopra detto, altrimenti non intravede una spiegazione logica a questo accanimento assurdo e immotivato, ma soprattutto controproducente per il suo stesso Dicastero: “ha in casa personale formato che già lavora ai massimi livelli e Lei preferisce persone che sanno fare tutt’altro rispetto alle necessità dei suoi Uffici?”

L’Unione Europea nella sua relazione 19 luglio 2016 si esprime sulle responsabilità civile delle imprese e considera gravi le violazioni di diritti umani nei paesi terzi.

Ci troviamo in Italia, quindi non in uno dei paesi terzi, eppure lo Stato che è l’impresa per eccellenza, nel caso dei lavoratori degli “Uffici del processo” sta violando i diritti umani.

In nessuna altra Amministrazione fino ad oggi si è verificata una situazione simile.

Si rammenta anche Il D.lgs n. 75 del 25 maggio 2017 meglio conosciuto come la norma Madia che può ben essere utilizzata nella P.A. in generale, quindi anche nella Giustizia, per sanare il precariato di varia natura ed in particolare quello dei cosiddetti Tirocinanti. Pertanto, la scrivente non può accettare né condividere quanto previsto nell’Area Tematica n. 101-ter. 5 comma 665 che tampona fino al 31 dicembre 2018 oltretutto con una riduzione di spesa.

In considerazione di quanto rappresentato si chiede una soluzione lavorativa che riconosca dignità, meriti, professionalità, diritti e che garantisca un rapporto a tempo determinato che consenta l’accesso ai prossimi concorsi, come del resto avviene in tutte le altre amministrazioni pubbliche. Quindi, nulla di anomalo, anzi, per porre fine alle anomalie che si sono verificate fino ad oggi.

Si richiama ulteriormente la Sua attenzione e sensibilità su quanto rappresentato e in mancanza di un riscontro attivo e fattivo la scrivente si vedrà costretta a ricorrere alla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo.

Il Coordinatore Nazionale
Paola Saraceni
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