Il Segretario generale FSI-USAE, Adamo Bonazzi,  in audizione alla Commissione Lavoro della Camera dei Deputati ha espresso, a nome della confederazione, un giudizio sostanzialmente negativo  sull’atto del Governo n. 393 .

Le ragioni di tale giudizio risiedono nel fatto che tale decreto è contraddittorio nei termini in quanto con le modifiche proposte non pone rimedio alla questione cardine dell’inquadramento giuridico del rapporto di lavoro dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni contrattualizzate in ARAN che in una parte del testo vengono dichiarati sottoposti a contratti di natura privatistica e in altra parte si sostiene che, diversamente da quanto avviene nel mondo del lavoro privato, dove i contratti possono derogare alle leggi, i contratti di collettivi nazionali di lavoro dei dipendenti della P.A. non solo non possono derogare ma sono soggetti all’incursione della legge in svariate materie.

 

Inoltre ha spiegato bene il segretario generale Usae, il provvedimento oggetto dell’odierna audizione è stato concepito in una epoca, correva l’anno 2016,  che oggi sembra lontana lustri ed inquadrato nella cornice di una più ampia riforma dello stato che è stata bocciata con il referendum costituzionale del 4 dicembre. Il provvedimento in questione, quindi,  manca oggi di una cornice di riferimento ed appare in parte sfocato rispetto agli obiettivi e sembra anche peccare di eccesso di delega: il parlamento infatti aveva delegato il ministro a coordinare le norme     contenute nel D.Lgs. 165 del 2001 riscrivendolo in modo organico mentre il provvedimento del Ministro Madia è tutto fuorché questo.

Bonazzi ha poi stigmatizzato l’accordo del 30 novembre sottoscritto dal Ministro e dalla Triplice facendo proprie tutte le critiche e tutte le lamentele di mancata attuazione del medesimo protocollo espresse da CGIL,Cisl e UIL (i sottoscrittori di tale accordo)  nei confronti dell’odierno atto del Governo, sostenendo che nelle loro lamentazioni e nella previsione di aumenti contrattuali miseri, inadeguati e ridicoli,  risiedevano esattamente tutte le ragioni che hanno portato USAE a decidere di non sottoscriverlo.