Lettera al Ministro per i beni artistici, culturali e il turismo Dario Franceschini

Signor Ministro,

con la presente vogliamo esternarLe, con la massima franchezza, alcune nostre notevoli perplessità in merito alla riforma da Lei voluta per la gestione del nostro patrimonio artistico-culturale.

E’ indubbio che i beni artistici e culturali rappresentano la più grande ricchezza del nostro Paese, conferendogli un primato mondiale in questo campo, che alimenta conseguentemente un enorme flusso turistico che ci pone tra i Paesi più visitati in assoluto.

Non di rado si è parlato infatti del nostro petrolio, lasciando intendere come questo patrimonio dovrebbe rappresentare la principale fonte di ricchezza del Paese, il volano della sua economia, da alimentare con le entrate derivanti dalla massiva invasione turistica che puntualmente si ripete ogni anno.

Per far questo però, occorre che i nostri beni vengano conservati, gestiti, valorizzati in maniera adeguata, secondo criteri moderni, ma sempre sotto l’egida dello Stato, che ne è e ne deve rimanere il proprietario indiscusso.

La riforma di cui in premessa, viceversa, ci sembra andare esattamente nella direzione opposta, laddove la proliferazione degli Istituti autonomi appare come l’anticamera della completa privatizzazione dei tesori dello Stato.

Non condividiamo neanche la prassi ormai consolidata di assumere senza ricorrere ai bandi ed ai concorsi pubblici: l’assunzione di dirigenti operata in tal modo ci sembra andare contro i principio della stessa Costituzione, che prevede, all’articolo 97, c. 4, che l’accesso alla pubblica amministrazione avvenga appunto per mezzo di pubblici concorsi.

La gestione della manutenzione del nostro patrimonio artistico-culturale segue una logica analoga: si assume personale esterno, attraverso la società Ales, evitando così di assumere personale che entrerebbe negli organici della pubblica amministrazione, con una funzione assolutamente indispensabile, attesa la vastità e la vetustà di tantissimi siti, che necessiterebbero di interventi continui, come i troppi episodi di crolli e distruzioni stanno a dimostrare.

Chiediamo al Signor Ministro, in definitiva, che sui beni artistici e culturali torni a prevalere la mano dello Stato, nella gestione così come nella manutenzione, ai fini di una completa loro valorizzazione: l’intervento dei privati e le loro sponsorizzazioni vanno sicuramente bene, ma sempre sotto la guida, la supervisione ed il primato del pubblico, perché non si possono svendere i tesori dello Stato che, oltre a costituire come detto la nostra risorsa economica più importante, rappresentano anche il patrimonio della intera civiltà.
Il Coordinatore Nazionale
FSI USAE Funzioni Centrali –  Beni Culturali
Renato Petra