Lettera al Ministro della Giustizia Andrea Orlando

Signor Ministro,

 

Le scriviamo in merito alla riforma del processo penale che è stata di recente varata dal Parlamento, e che ha apportato alcune modifiche in diversi ambiti: la disciplina delle condotte riparatorie, l’aumento delle pene per alcuni reati (lo scambio elettorale politico-mafioso, il furto e la rapina), una nuova disciplina in matteria di prescrizione dei reati e di intercettazioni, ed alcune modifiche all’ ordinamento penitenziario.

Si tratta indubbiamente di un intervento importante, teso a snellire le procedure ed a velocizzare l’iter della giustizia da un lato, ed a perseguire con maggiore severità (e si spera, quindi, con risultati migliori rispetto al passato) alcune condotte penalmente rilevanti di grande allarme sociale.

E’ con piacere quindi che constatiamo come si stia cercando concretamente di sanare le molteplici e gravissime carenze della nostra giustizia, che come Lei sa meglio di nessun altro, affliggono da anni il settore giudiziario, civile e penale, nonché il penitenziario e quello della giustizia minorile e di comunità.

E se diverse sono le problematiche all’ interno dei vari ambiti, in virtù delle diverse mission istituzionali cui gli stessi sono preposti, nondimeno esiste un denominatore comune, un tema che li unisce e che richiede una risposta immediata: ci riferiamo alle pesantissime carenze di personale che affliggono, in modo trasversale e drammaticamente speculare, tutti i settori della giustizia.

Gli spaventosi arretrati nello svolgimento dei procedimenti civili e penali sono causati, oltre che dalla mancata indispensabile informatizzazione dell’intero iter processuale, da vuoti spaventosi negli organici dei magistrati, dei funzionari, degli assistenti; parimenti, all’ interno degli istituti penitenziari, le carenze del personale di polizia (oltre al mancato adeguamento delle strutture) rendono estremamente problematica l’applicazione del nuovo modello organizzativo della sicurezza dinamica, così come la carenza di personale dell’area trattamentale inficia in modo significativo l’applicazione stessa dei principi cardine della legge penitenziaria.

Per questi motivi, crediamo che nessuna riforma della giustizia, anche la più avanzata ed illuminata, potrà trovare concreta ed efficace applicazione in presenza delle sopra ricordate carenze di personale.

Con la presente siamo a rinnovare la nostra richiesta di avviare una politica delle assunzioni, debitamente mirata a quei profili maggiormente carenti, da perseguire attraverso il bando di pubblici concorsi e con la stabilizzazione dei molti precari che lavorano all’interno della giustizia italiana.

Tutto ciò necessiterà anche di una nuova cornice normativa in riferimento agli ordinamenti professionali, che andranno riscritti, tenendo presenti le nuove e mutate esigenze del sistema.

Per il settore giudiziario andranno previsti pochi profili professionali, livellati verso l’alto, con il pieno riconoscimento della mansioni effettivamente svolte da anni da migliaia di impiegati e di funzionari.

Per il settore penitenziario, è scoccata l’ora di inglobare, all’ interno dei ruoli tecnici del Corpo di polizia penitenziaria, il personale del comparto ministeri attualmente in servizio presso i due dipartimenti (DAP e DGMC), al fine si sanare un’annosa e disfunzionale sperequazione tra operatori che, pur con competenze e specificità differenti, perseguono il medesimo fine istituzionale, prestando il loro prezioso servizio all’ interno della realtà più complessa e problematica dell’intera pubblica amministrazione.

La ringraziamo per l’attenzione, fiduciosi in un Suo intervento nella direzione da noi indicata, e La salutiamo cordialmente.

 

Il Coordinatore Nazionale Funzioni Centrali
Paola Saraceni
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