Ancora una volta un evento sismico, imprevisto e imprevedibile, ha causato morte e distruzione nel nostro Paese, questa volta nella splendida cornice dell’isola d’Ischia.

Anche in questa ennesima tragedia emergono da subito forti interrogativi in relazione alle conseguenze del terremoto: ci si chiede cioè dove finiscono le cause naturali, legate all’intensità dell’evento, e dove iniziano invece le responsabilità umane.

Una prima risposta in questo senso viene dal responsabile della Protezione civile, Angelo Borrelli: «C’è un discorso di specificità dell’isola d’Ischia che è in area vulcanica. Quello che però ho potuto vedere – ha detto ieri, al termine di una lunga giornata di sopralluoghi e verifiche sul posto – è che molte costruzioni sono realizzate con materiali scadenti che non corrispondono alla normativa vigente: per questo alcuni palazzi sono crollati o rimasti danneggiati».[1]

Il possibile legame tra abusivismo edilizio e i crolli con il loro inevitabile strascico di morti e feriti, sembra profilarsi dunque più che possibile come altamente probabile.

A riprova di ciò, riportiamo anche una dichiarazione del Presidente del Consiglio nazionale dei Geologi, Francesco Peduto: “L’entità dei danni si può spiegare solo con la presenza di manufatti fatiscenti dal punto di vista strutturale. Non si può continuare a morire per terremoti di questa natura, che in un altro paese civile farebbero solo il solletico ai fabbricati».[2]

Purtroppo, dobbiamo dire che ci troviamo di fronte ad un film già visto tante, troppe volte: dal sisma de L’Aquila a quello dello scorso anno che ha devastato molti Comuni di Lazio, Marche ed Umbria, sono state accertate gravi responsabilità in merito all’edificazione di case ed anche di strutture pubbliche.

Emerge con sempre maggiore chiarezza che l’abusivismo edilizio, lungi dall’essere adeguatamente contrastato, sia invece troppo spesso tollerato, se non addirittura favorito, ai fini della ricerca di un consenso politico a livello locale: questo però, in un Paese come l’Italia ad altissimo rischio sismico ed idrogeologico per la maggior parte del suo territorio, ha un prezzo elevatissimo in termini di vite umane e di distruzione di interi paesi e comunità.

Occorre invertire la rotta, definendo con maggior rigore le regole da seguire nella edificazione di case, scuole, ospedali, uffici,…(soprattutto nelle zone più a rischio), intensificare l’attività di contrasto a tutte le forme di abusivismo, ma anche quella di controllo e verifica del sistema degli appalti e dei subappalti, all’interno del quale molto spesso si annida la ricerca del profitto illecito, a scapito della sicurezza dei cittadini.

Manca da sempre nel nostro Paese una seria politica di prevenzione in questo campo, atta a mettere in sicurezza paesi e città, salvaguardando la vita, la proprietà e la serenità di milioni di cittadini, ed evitando il moltiplicarsi dei costi per quelle ricostruzioni lentissime, parziali e spesso fonte esse stesse di corruttela e malaffare, come abbiamo già visto.

Le risate e il plauso a queste tragedie, esternato da alcuni imprenditori che vi hanno visto una enorme possibilità di guadagno, hanno rappresentato uno dei punti più bassi della storia recente del nostro Paese, infame corollario del fallimento totale della politica di tutela e salvaguardia del territorio italiano.

[1] I virgolettati, che riportano fedelmente le dichiarazioni delle persone citate, sono stati reperiti sui portali on line degli organi di informazione.
[2] Ibidem.

 

Il Coordinatore Nazionale Funzioni Centrali
Paola Saraceni
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