Esattamente 40 anni fa, il 9 maggio del 1978, la voce asciutta di Valerio Morucci, attivista delle brigate rosse, annunciava al telefono che il corpo del Presidente Aldo Moro si trovava in via Caetani, all’interno di una Renault 4 rossa.

Si concludeva così, nel modo più tragico, la vicenda del suo sequestro, durato 55 giorni, che era iniziata con la strage della scorta, 5 uomini della Polizia di Stato e dei Carabinieri.

Oggi, 40 anni dopo, alcuni degli autori di quella pagina buia della nostra storia sono morti, altri scontano ancora la loro pena in semilibertà, altri ancora hanno avuto la liberazione condizionale.

Crediamo che oggi sia necessario superare le posizioni più estreme, quelle che da un lato rivendicano non la giustizia ma la vendetta da parte dello Stato e, dall’altro, quelle che in forza di un ambiguo revisionismo ipotizzano una sorta di narcosi delle coscienze, auspicando un azzeramento del passato, quasi come se quei fatti non avessero lasciato traccia.

Non è così, non potrà mai essere così: un dolore profondo che si rinnova ogni giorno è presente nel cuore di figli, nipoti, amici, conoscenti,… dell’onorevole Moro, così come un rispettoso ricordo riempie le coscienze di milioni di Italiani, di tutti quelli che credono nei valori della democrazia, dell’ascolto, della tolleranza, della giustizia.

Perché questi erano i valori che il professore universitario Aldo Moro ha insegnato a centinaia di suoi allievi, perché per questi valori il politico Aldo Moro si è battuto, ha vissuto, ed è scomparso tragicamente per mano di chi conosce soltanto il linguaggio della violenza, della sopraffazione, della morte.

Oggi ricorre anche la giornata che celebra l’Europa, quell’Europa dei popoli in cui Aldo Moro credeva fermamente, fondata sulla cooperazione, la fratellanza, la condivisione, su quei valori cristiani che sono alla base della sua storia e dello sviluppo della sua civiltà.

Crediamo che il riconoscimento più grande che si possa fare alla memoria di uno dei più grandi statisti della nostra storia, sia quello di perpetuarne le idee, il pensiero ma soprattutto il fulgido esempio, che sempre ha saputo fornire, come ben si evince anche dalle ultime sue lettere scritte durante la prigionia, mentre sopra di lui si allungava l’ombra sinistra della più ingiusta e disumana delle sentenze.

Il Coordinatore Nazionale FSI-USAE F.C.
Paola Saraceni
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